martedì 26 maggio 2015

Racconti dalla tomba

(1972, Freddie Francis)

Seguire i consigli che mi avete dato qualche tempo fa mi sta portando attraverso epoche, stili e paesi diversi.
Stavolta mi sono fatta guidare da Erica, la siora del Bollalmanacco, che ha parlato di questo film qui.
Erica, grazie.
Racconti dalla tomba è una di quelle scoperte bellissime che potevi farmi fare solo tu.

I racconti che danno il titolo al film sono quelli che vengono raccontati da un monaco a 5 turisti che si sono persi in una catacomba.


Partiamo da una banalissima considerazione. Io sono fin troppo giovane. Sono da sempre abituata a film patinati, con fotografie luminose, effetti speciali incredibili (e abusi di computer grafica), l'alta definizione. Certo, col tempo sto guardando sempre più film datati, ma in misura sempre minore rispetto alla quantità di film ben più recenti che recupero.
Questo mi porta ad avere un modo diverso di giudicare. E' inutile che faccia la finta intellettuale che (ahimè) non sono. Mi servono occhi più attenti per guardare e godere di pellicole così vecchiotte.
Perché un film di queso tipo mi colpisca, allora, serve qualcosa di forte, che mi aiuti a superare i miei limiti, ovvero le lacune e l'incapacità di giudicare correttamente.

Racconti dalla tomba è riuscito a farsi ammirare per quello che è. Un'adorabile film antologico, composto da 5 episodi (uno per turista, pensa un po') + la cornice, breve e intrigante, che con quell'ammiccamento in camera finale mi ha fatto partire un breve e commosso applauso.

Passiamo da un'omicida uccisa da un assassino, attraversiamo vicini di casa molesti (il mio episodio preferito), mariti fedifraghi, statuette che esaudiscono alla lettera i desideri e atterriamo in una clinica per non vedenti.
Nonostante non tutti gli episodi siano belli in ugual maniera, quello che ho adorato è l'aria che si respira. Deliziosamente grottesca, incredibilmente british.
Degno di eterna nota il contrasto tra le chiazze di sangue sul tappeto e le tradizionali canzoni natalizie nel primo episodio, All Through the House. Complessivamente non il mio preferito, primato che spetta all'episodio numero 3, Poetic Justice, ma un ottimo aperitivo per quanto segue.
Per quanto riguarda il sopracitato Poetic Justice, è un momento che vale da solo la pellicola. Crudele fino all'inverosimile. E se in qualsiasi post o articolo legato a RDT leggerete lodi appassionate a Peter Cushing, è proprio per quest episodio, in cui ci regala un personaggio dalla bontà splendente, che però non può stare in eterno a farsi torturare dal viziatello figlio di papà della casa di fronte.
Negli altri episodi si respira la stessa atmosfera, sia nel momento in cui veniamo trascinati negli incubi di un marito fedifrago (a cui ciò che capita in sorte sta BENISSIMO) e li vediamo tramutarsi in realtà, o quando, nell'episodio Wish you were here siamo indecisi se disperarci per la triste sorte della famiglia protagonista o ridere per i livelli di assurdo grottesco che si riescono a toccare. Altro mio grande preferito.


Profuma un po' di nostalgia, per quell'humor nerissimo che oggi si fatica ad usare per bene. E' materiale difficile, si fa presto a scadere nell'errore gravissimo. Eppure, qui ci muove con grazia, osando ma non scandendo mai nello squallido.
Un risultatone.

Di nuovo grazie, Erica, per avermi regalato un momento così felice nella giornata.










6 commenti:

  1. Super Culto totale! Gran film! ;-) Cheers!

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  2. I film ad episodi in generale non mi hanno mai fatto impazzire, ma queste chicche vecchie di 40 o 50 anni sono sempre un piacevolissimo intrattenimento. Altro che la robaccia che ci fanno succhiare adesso. Cushing rulez!

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    1. A me complessivamente piacciono, ma questi sono proprio di un altro livello!:D Proprio ieri era il suo compleanno!

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  3. Visto da piccolo e mi era piaciuto tanto. Se poi lo consiglia Erica possiamo fidarci.

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