sabato 29 luglio 2017

#CiaoNetflix: Fino all'osso

Oh Netflix guarda, c'è un argomento spinoso!
Benissimo, che dite, ne facciamo un film?
Com'è come non è, Netflix butta fuori una storia sull'anoressia, completa di disclaimer per le
immagini forti e tutto il resto. Decido di guardarla.



Lily Collins è Ellen, una ventenne che soffre di anoressia da tempo. Nessuna terapia tradizionale sembra funzionare con lei, quindi Susan, la seconda moglie del padre, contatta il dottot Beckham, un medico che della tradizione se ne è sempre fregato.

Partiamo subito col renderci antipatiche e dire che a me sti personaggi che vogliono fare i diversi, gli speciali, quelli che capiscono veramente i cciovani, stanno tendenzialmente sulle balle. Non venitemi neanche a parlare de L'attimo fuggente perché mi viene un prurito fastidioso. I carismatici, di solito con posizioni di 'potere' tipo medico, o insegnante per restare a Robin Williams, ed è bene che siano di ispirazione. Parola chiave, l'ispirazione. Questi personaggi che vogliono a tutti i costi essere particolari, imprevedibili, che tendenzialmente ad un certo punto del film si ritrovano a strillare in mezzo alla strada, o in classe, o in un museo, a fare cose assurde come salire sui tavoli o portare della gente sotto una specie di cascata artificiale o quello che è. Il mio non vuole nemmeno essere un elogio della normalità, nella vita reale mi piacciono le persone che non hanno paura di essere diverse, è proprio nei film che mi fanno venire il latte alle ginocchia.
Keanu Reeves, in questi film, è l'EMBLEMA di questo tipo di personaggi che detesto. Come si cura quella voce nella testa che ti dice che mangiare farà cascare il mondo?
Ma la si manda a fanculo, chiaramente.
È proprio una scena del film. Lui che dice ai ragazzi di dire 'fuck you' alla loro malattia.
Ma perché anni di studi? Ricerca, gente ammassata nei laboratori e sui libri a farsi un culo quadro a studiare medicina, quando la soluzione era dire una brutta parola cattiva alla malattia? Che spreco di denaro pubblico, mi verrebbe da dire.
Mi rendo conto che quando ho questo atteggiamento risulto poco simpatica, e me ne dispiaccio, ma ogni volta che vedevo la faccia di Reeves speravo di sentirlo blastato da Roberto Burioni.

Ciò detto, il film ha anche dei pregi interessanti. Non cerca una causa alla malattia. Ci si prova, per un po', a dire che la famiglia disastrata può aver contribuito a creare in Ellen un disagio, ma si molla presto la presa sulle cause per pensare alle soluzioni, ed è un atteggiamento che a me piace parecchio. Nessuno meglio di Lily Collins sa che l'anoressia, come quasi tutte le malattie, è l'emblema della democrazia: che tu venga da una famiglia perfetta o che tu venga dall'inferno in terra, ti puoi ammalare. La Collins e la sua Ellen vengono da realtà ben differenti, eppure eccole lì, malate entrambe.
In generale, però, ho trovato il tutto un po' troppo addolcito. Sì, Ellen è magra in modo impressionante, ma le storie degli altri ragazzi residenti nella casa del dottor Beckham sono solo accennate per lasciare spazio all'inevitabile storiella d'amore che un po' mi ha innervosito. Sarebbe stato interessante vedere come una stessa malattia colpisce persone diverse in modi diversi, sarebbe stato forse anche utile vedere una persona fare un percorso positivo.

Netflix, tu hai i soldi e le idee, un mondo di possibilità. A volte va benissimo, a volte meno, e va bene così. Ti voglio bene lo stesso.

10 commenti:

  1. Odio particolarmente questi tipi di film perché mi fa davvero rabbia vedere la stupidità di certa gente, l'anoressia poi è un'obbrobrio..

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  2. Ma a che stupidità ti riferisci? L'anoressia?

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    1. Certo, chi sana di mente farebbe questo al suo corpo..

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    2. Infatti, le ragazze anoressiche non sono sane di mente. Hanno una malattia, e come tale vanno trattate, come malate. Mi spiace sentirle chiamare stupide, sono malate, e anche gravemente.

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  3. I film sulla malattia sono sempre un problema, il pietismo è dietro l'angolo e annoiano velocemente.
    Questo mi incuriosisce e vorrei dargli una possibilità. L'unico che per il momento non ho trovato noioso è "Quasi amici".

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    1. Concordo!
      Questo però garantisco che di pietismo per fortuna non ne soffre, i difetti sono altri:)

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  4. Quindi non lo guardo, se ho bene inteso che tipo di film è. Peccato perché i film sui disturbi psicologici (e alimentari, in questo caso) mi intrippano sempre. E comunque Reeves lo preferisco quando fa l'ignorantone spacca culi...

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    1. scusa dello scortese ritardo Frank! Concordo, lo preferisco cazzone anche io, quei ruoli qua proprio no...un film sui disturbi aimentari fatto proprio proprio bene al momento mi sfugge.

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  5. No no, a me sei simpatica anche quando fai questi discorsi, che condivido pienamente. Sì, il film è una commedia gradevole con qualche buon guizzo, ma non va a fondo quanto mi sarei aspettata. Resta tutto un po' troppo in superficie e -visto l'argomento trattato- non è abbastanza...

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    1. <3!
      Decisamente non è abbastanza. Non che non si possa trattare le cose con leggerezza, ma servono un acume e un'intelligenza che questo film proprio non ha.

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