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lunedì 4 luglio 2016

Krampus

10:27
Ho avuto due importanti giornate di merda. Di quelle in cui se ti tagliano non sanguini.
Avevo bisogno di Cinema, di quello che diventa terapia e che ti riappacifica col mondo. Quello che ti calma per un po' e illude chi ti circonda del fatto che tu non sia proprio la bestia che sei in realtà. Qualcosa che fosse dolce, e un po' amaro, e un po' nostalgico, e un po' triste, e un po' tenero. E che fosse anche un po' cattivo.
E quindi, Krampus.


Avevo beatamente ignorato il trailer per il motivo che segue: non sopporto il Natale.  Scusatemi.
Non che sia un Grinch che insulta e risponde inacidito a chi invece le feste natalizie le ama, semplicemente nell'intimità della mia cameretta non riesco a sentirne alcuno spirito. E quindi, lo ignoro. Tranquilli, il Natale non se la prende e per tutta risposta ignora me.
Krampus è la storia di un bambino che, con ottime motivazioni, perde la fiducia nel Natale. Lui, che era sempre stato così affezionato alle feste e alla figura di Babbo Natale, ad un certo punto è messo alla prova, e perde il suo spirito. Le conseguenze le paga tutta la famiglia.
Una specie di Bran Stark, però meno stupido.
La tensione è palpabile dal primo momento, e non certo per colpa del Krampus: la recita scolastica è stata irrimediabilmente rovinata proprio per mano del giovane Max, mamma e papà aspettano con ben poco entusiasmo i parenti, chiassosi, repubblicani ed insopportabili, la sorella di Max è innamorata, ha altro per la testa, e questo altro niente ha a che vedere con vischio e presepe. L'unico supporto sembra arrivare dalla silenziosa e paziente nonna.
(Ho un debole per gli anziani, vi prego di perdonarmi se questo post avrà spesso parole d'amore per la nonna)
Lo spirito del Natale lì è bello che andato, la cena viene organizzata tanto perché le belle tradizioni americane borghesi vogliono l'arrosto di prosciutto e l'albero alto fino al soffitto. Prima o poi questa tensione doveva esplodere: ad uccidere la finta pacatezza di circostanza ci pensano le cugine, che credono sia divertente umiliare pubblicamente Max, leggendo a voce alta la sua lettera a Babbo Natale.
Sarà lui a umiliarle, dimostrando che la sua (supposta) ingenuità altro non è che bontà reale, di quelle che si incontrano una volta nella vita o due. Questo comunque non gli impedirà di cercare di prendere a botte queste cugine che pesano tre volte lui.
Le botte sono il meno: eventi bizzarri e personaggi inquietanti arrivano a dimostrare alla felice famigliola che il Natale è ben altro.
E per quanto io abbia trovato bellissimo il Krampus e adorabile la storia della nonna bambina, non sono stati loro il punto.
Improvvisamente tutti si riscoprono uniti.
Il desiderio di serenità (natalizia e non) di Max era stato palesato, suo malgrado, quello che invece stava silente dentro ognuno degli altri si stava manifestando nei modi più diversi: vecchie decorazioni conservate insieme ai ricordi che si trascinano dietro, cioccolate calde preparate nel rassicurante silenzio di chi si prende cura degli altri senza farne un vanto, inaspettato sostegno tra sorelle, il sacrificio per salvare gli amati, un'invadente zia antinfanzia che per tutto il film si coccola la bimba piccina.
Il fatto che io non vada cercando questo spirito di cui sono mancante non significa che non auguro a chi invece lo desidera di trovarlo.
Non vi dico se i sogni di Max si avverano, vi dico solo che arrivare a scoprirlo è bellissimo.

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