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venerdì 26 gennaio 2018

Gravity

13:32
Ho visto Gravity per la prima volta solo adesso.
Lo so, lo so.
Mi ero lasciata di nuovo prendere dal pregiudizio, dall'antipatia personale (più per Clooney che per la Bullock), dall'antifantascientismo.
Adesso dovrò convivere tutta la vita al pensiero che non avrò mai la possibilità di vederlo al cinema, e credo sia una punizione sufficiente per il mio snobismo del cavolo, che io provo a sedare ma che rimane lì, implacabile, a farmi perdere i capolavori in sala.



La storia è quella dell'ingegnere Stone, alla sua prima missione spaziale, che insieme all'astronauta Matt Kowalsky deve sopravvivere ad un urto che ha distrutto la navetta con cui erano arrivati.
Fine della storia, tutto qua.
Due persone da sole nello spazio infinito che devono sopravvivere.
Agghiacciante.

Non è che fossi scettica, di più. La mia attuale inversione di rotta, però, quella che oggi mi fa guardare anche i film di fantascienza quando una volta francamente li schifavo, mi ha condotta fino a Gravity. Per colpa di questa inversione di rotta io al minuto 12 stavo col fiatone, un'ansia devastante e il cuore incapace di tollerare tanta tensione.

Facciamo una breve premessa: io ho il terrore del volo. Detesto ogni tipo di altezza, ma quando sotto di me non ci sta niente io sbrocco. Pesantemente. (Il primo che mi dice 'ma c'è l'aaaaria' subirà un trattamento pari alla sua simpatia) Ma del tipo che non posso guidare sulla Cisa o mollo la macchina in mezzo alla corsia e corro giù a piangere.
Immaginate che esperienza è stata per me Gravity. Non ho mai vissuto niente di simile, e l'ho visto solo dal divano di casa. Al cinema forse sarei morta. Ma quanto ne sarebbe valsa la pena.
La sola idea di trovarmi sola nello spazio infinito, lontana in modo indescrivibile dalla mia sacra Terra, sperduta, mi ha sconvolta. Ho temuto di dover prendere uno di quegli Alprazolam che mi hanno consentito di prendere gli unici due voli della mia vita.

Priva di qualsivoglia competenza tecnica, non ho idea di come si girino scene del genere, ma Alfonso, cosa hai fatto. Certi momenti sono indescrivibili, di una bellezza semplicissima eppure immensa, da togliere il fiato. La sensazione visiva è totalizzante, un enorme senso di vuoto si apre intorno a chi assiste inerme al destino agghiacciante di una Sandra Bullock che lancia violentemente alle sue spalle decenni di commedie romantiche per rivelarsi qualcosa di completamente inaspettato. Nel mezzo mi fa anche un gesto dell'ombrello. A me e alla mia mancanza di fiducia.
Tutto è immenso e intenso, le prime immagini si sono tatuate nella mia memoria e sarà difficilissimo superarle. Ogni mia certezza è andata distrutta insieme al satellite russo che ha causato tutto il patatrac.

Ultimamente le mie certezze vengono spesso smentite.
Una volta me la sarei presa a morte, il mio orgoglio non accetta l'errore.
Oggi, invece, dio solo sa quanto ne sono felice.
Dove con dio intendo Alfonso Cuaròn.

mercoledì 25 ottobre 2017

A new Whovian

18:05
AVVISO AI NAVIGANTI
Il post che segue parla nello specifico della stagione 5 della nuova serie di Doctor Who e di conseguenza ha qualche spoiler. Ammesso e non concesso che gli spoiler non vadano in prescrizione dopo tutti sti anni.


Se è vero che c'è un momento giusto per ogni cosa, oggi ringrazio di avere snobbato così a lungo Doctor Who. Una delle serie preferite di sempre del mio ragazzo, me lo sono lasciata scorrere di fianco per anni, ignorando il suo entusiasmo. È arrivato a me nel momento giusto, e mi è entrato dritto nel cuore.
Oggi ho finito di vedere A Christmas Carol, lo speciale di Natale della quinta stagione, e tra le tonnellate di lacrime che ho versato in questi giorni di binge watching, cerco di scriverci su due paroline sensate. Non sullo speciale di Natale, sulla serie.
Parole da neofita quale sono, perché lungi da me voler fare la grande esperta di un universo così vasto che io ho solo da poco iniziato ad esplorare, e soprattutto parole che niente hanno a che vedere con la fantascienza di cui il telefilm, come immaginerete, è pieno. Insomma, chiamiamolo un post di prime impressioni. Ne prevedo molti altri.

Mi ritrovo di nuovo a difendere la fantascienza da me stessa e da quelli come me. La mia innata ostilità verso tutto ciò che è alieno, spaziale (ma solo nella fiction, nella realtà bingwatcho Cosmos su Netflix), laser o androide non è riuscita a tenermi distante a lungo dal fenomeno Doctor.
Come mi ritrovo a dire in ogni caso, quindi, ho avuto la netta sensazione che anche negli episodi del Dottore la fantascienza fosse solo un espediente. C'è tanto, tanto altro di cui parlare, e per farlo in un modo che lasci scorrere episodi da un'ora come fossero sorsi di acqua fresca c'è solo una cosa da fare: metterci l'avventura.
Ho iniziato ad emozionarmi al primo episodio. (Parliamo, ve lo ricordo, della stagione 5, quella da cui, senza alcuna logica spiegabile, Netflix ha deciso di partire.)
La piccola, incantevole, Amelia Pond incontra il Dottore. Cioè, questo squilibrato con il papillon le atterra in giardino, le mangia fuori la dispensa nemmeno fosse uno dei Nani in casa Baggins (sì, mangia davvero fish fingers and custard, causando grossi problemi a me, che vi ricordo lavoro in pasticceria) e la convince di essere pronto a portarla con sè per mille mirabolanti avventure. Lei prepara di corsa la valigetta e aspetta, aspetta, aspetta. The girl who waited.
Se ve lo steste chiedendo, sì, io stavo già frignando.
Alla fine il Dottore torna, diversi anni dopo. Quando viaggi nel tempo a volte perdi un po' il senso della misura.
Inizia così la più felice delle relazioni, tra un alieno che controlla il tempo e la donna che lo accompagna, cresciuta aspettandolo e mai perdendo una goccia sola della grande, dolcissima fede in lui. Separati sono interessanti, insieme fanno scintille. Il loro dialogo è spumeggiante, stuzzicante, irresistibile. Li amo come fossero amici miei. Amy Pond è sensazionale. Curiosa, nel senso di Davvero Molto Curiosa, incurante dell'opinione degli altri, intraprendente, determinata, forte, adorabile. In alcuni momenti ho pensato fosse pazza e in altri ancora che fosse scorretta, brusca, antipatica. Accettarla in ogni suo aspetto, però, significa diventare come lei: coraggiosi e pronti a lanciarsi in un viaggio all'interno del tempo e dello spazio.

E poi Lui, chiaramente, il Dottore.
Mi ha fatto proprio qualcosa dentro, in mezzo allo costole, perché quando guardo un episodio (o due, o tre, o quattro per volta) mi sento contenta. Mi rende contenta. Con il suo sorriso, il suo papillon e la sua enorme sicurezza in sè mi appiccica in basso sulla faccia un sorriso enorme. Sì, ha un cacciavite sonico, una cabina della polizia che viaggia nel tempo e altre cose di cui mi importa poco e niente, più poco che niente, ma vale la pena 'sopportarle'. In realtà ho adorato quel dispositivo indossato come un bambino in fasce che gli permetteva di vedere il Krafyis, con lo specchiettino retrovisore. Ma è stata una felice eccezione.

Il Dottore ha un amore per gli uomini che nemmeno gli uomini hanno per se stessi. Proprio lui, che umano non è. Il suo range di sentimenti è sconfinato, spesso gli basta un gesto con le braccia per esprimere quell'universo intero in cui viaggia.
Esempio? Esempio.
Il mio episodio preferito, quello che ho già rivisto un paio di volte senza mai interrompere il flusso del pianto, è Vincent and the Doctor, il decimo. Il Vincent in questione è Van Gogh, che il Dottore e Amy hanno conosciuto al suo peggio. Pochi mesi prima del suo suicidio, solo, alcolista e profondamente sofferente. Dopo avere combattuto insieme il mostro di circostanza, il Dottore decide dimostrare a Vincent che non tutto è perduto. Lo porta al Musée d'Orsay, nella sala a lui dedicata. Entra, si mette in mezzo alle opere che hanno segnato la storia dell'arte e si limita ad aprire le braccia. Con un gesto gli dice solo 'Guarda, guarda quanto vali davvero.'
Davvero, come avete fatto, voi che non avete pianto? Tutta una vita ridiscussa, un talento rimesso al suo posto, una vita aiutata, in un gesto delle braccia. È stato poetico e meraviglioso e ho pianto tanto. Quando il curatore del museo ha iniziato a parlare pensavo sarei soffocanta nelle mie lacrime.

Non ci sono solo lacrime, però.
Il Dottore è la persona giusta da far conoscere ai bambini, perché è la migliore avventura che gli si possa regalare. E con bambini non intendo solo quelli che avete creato, ma parlo soprattutto di quelli che custodite dentro e che ogni tanto vi dimenticate di far emergere.
Si ride tanto, si viaggia per i secoli e per i pianeti, si salvano donzelle in difficoltà ma anche giovanotti sprovveduti, si combattono robottoni e si uccidono mostri, anche se la violenza è ciò che il Dottore più detesta. Ha la forza fisica del sollevatore di topi, un fisico esilissimo e nessuna arma che non sia il suo cervello. È frequentissimo vederlo bloccarsi proprio nel vivo nell'azione, quando tutto è in pericolo e rischia di perdersi, perché deve pensare. Sono le idee a farlo sopravvivere attraverso il tempo, non le botte. Parla, parla un sacco e implora gli altri di tacere. Zittisce, mette mani sulla bocca e si sfrega la testa, e alla fine l'idea geniale arriva.
Spesso arriva anche il colpo di culo, ma è per questo che ci piace. Se non è sicuro, di certo ci prova. Non smette mai di provare, in realtà. Ogni episodio ha un momento in cui riconosce di avere sbagliato, di essersi confuso, di avere sottovalutato la situazione. Ad un certo punto, però, gli si accende la lampadina del genio, e finiamo per vivere momenti come questo, indimenticabile:


Se non l'avete ancora fatto, lasciatevi trascinare in un'avventura indimenticabile. Ci sono i Dalek, i quadri famosi, i fidanzati goffi e gli Antichi Romani.
Riuscite a pensare a qualcosa di meglio?



Post dedicato a Erre, ovviamente. 
Possa io continuare ad essere la Pond che ti accompagna nelle tue avventure, senz'altro più terresti, ma non per questo meno entusiasmanti.

giovedì 5 ottobre 2017

Blade Runner - The Final Cut

11:29
DISCLAIMER
Questo post non vuole essere un esaustivo articolo su uno dei film più importanti di sempre perché sapete che a me quelle cose lì mettono soggezione, ma solo una sputacchiata incoerente di opinioni, emozioni e pensieri derivanti dalla visione del suddetto maestoso film.
Insomma, per l'ennesima volta è un post per rassicurare quelle persone magari indirizzate verso un certo film dal partner che hanno paura di morire di noia e di detestare qualcosa che, invece, vi posso garantire è grande davvero.



Ho guardato il vecchio BR perché se un film ha qualcosa a che fare con Villeneuve io lo voglio vedere e quindi domenica pomeriggio sarò in sala a vedere quello nuovo senza se e senza ma. Volevo arrivare preparata primo per dovere di completezza e secondo per non tartassare di domande il povero R che del vecchio BR è un amante.
A lui basta che dare qualcosa che ricordi anche solo alla lontana la fantascienza e gongola come un gatto quando gli gratti il collo, io vedo la fantascienza e volo via sulle ali del vento.
Ero pronta ad un film lungo ventisei ore, noioso come la Via Crucis e pesante come quei biscotti al burro che ho assaggiato ieri e che ancora sono piantati sullo stomaco. Il Final Cut del 2007 è tutto tranne che questo. Non arriva alle due ore e le fa scorrere con una dinamicità e una fluidità che sono un sogno per noi che questo genere lo tolleriamo a piccole dosi.

Un accenno di trama per chi come me abbia vissuto sulla Luna fino a ieri sera.

Siamo nella Los Angeles del 2019. Il mondo non ha più quasi niente di come lo conosciamo, l'inquinamento lo ha reso un pianeta inabitabile e i pochi che sono costretti a restare lo fanno per malattia o povertà. In mezzo a questo panorama desolato, i replicanti. Sono androidi dall'aspetto e dalle caratteristiche quasi identiche a quelli umani, usati per i lavori più beceri. Quando hanno iniziato a sviluppare anche emozioni umane, però, si è deciso di sopprimerli in massa o rinchiuderli in colonie. Sei di loro sono riusciti a tornare sulla Terra e il compito di Harrison Ford sarà quello di cercarli e farli fuori uno per uno alla Dieci Piccoli Indiani.

C'erano tutte le premesse perché me ne fregasse meno di niente. Le scritte iniziali, con cui si viene introdotti alla storia, mi avevano lasciato presagi di morte e sonnolenza. Invece, prima inquadratura.

'sticazzi

Io fulminata. Ragazzi, ragazze costretti a ciò dal moroso o dalla morosa o da un'amica o da un papà appassionato: ne vale la pena.
Ne vale la pena di uscire dalla comfort zone e lasciarsi andare, perché in mezzo al marasma di film di fantascienza di cui onestamente capisco possiate essere pieni, Blade Runner è un sogno. Un sogno fatto di disperazione e desolazione, un sogno fatto di profondissimi dilemmi etici che vanno ben al di là del solito cosa è giusto/cosa è sbagliato. È un'analisi della vita e dei suoi componenti, dell'umanità in ogni sua sfaccettatura, di una società spaccata in due (letteralmente) in cui solo il più debole è costretto a vivere nel marcio, dell'amore impossibile nel suo aspetto più estremo.
È un film che rimette al suo posto (l'angolino della vergogna) chi ancora crede in qualche supremazia, chi ancora cerchi differenze tra le persone, chi dimentica cosa ci rende umani e, quindi, uguali.
Come lo fa? Con immagini indimenticabili.
Se la storia in sè continua a non convincervi, lasciate che le immagini parlino da sè. Se quella prima vista sulla città non vi ha fatto cadere vittime di un amore inesorabile, lasciate che tutto il resto del film, con la sua pioggia incessante e il suo maestoso azzurro onnipresente, vi trascini laddove nessuno vi aveva mai trascinato prima. Nell'Olimpo dei Grandi, dove basta una figura che cammina in controluce per ricordarvi chi comanda.
E vi dico la verità, a me basterebbe un'estetica così strepitosa a farmi innamorare. Tutto è così incredibilmente bello anche quando ritrae il brutto da farmi credere che non possa esistere niente di altrettanto appagante.
(MA non lo farò. Non sarò di quelli che andranno a vedere il nuovo Blade Runner solo per dire che il primo è più bello. Se lo fate state a casa e lasciatemi i posti migliori in sala, grazie.)

Avevo contemplato la possibilità che mi piacesse, ma neanche per un istante ho pensato che mi sarei Innamorata.
E invece il Cinema mi ha fregata ancora una volta.

venerdì 16 dicembre 2016

Non solo horror: Star Wars - Una nuova speranza

14:53
Sottotitolo: un post di incoraggiamento per fidanzate rassegnate

Un breve recap per chi passa di qui per la prima volta: Riccardo è l'anima pia che ha buon cuore di sopportarmi. Dalle mie parti lo chiamiamo moroso. I film piacciono parecchio anche a lui, ma una cosa regna incontrastata nel suo giovane cuore: Star Wars. Se voglio che lui mi accompagni a vedere le cose che piacciono a me, io devo andare a vedere quelle che piacciono a lui, e quindi giovedì ero in sala a vedere Rogue One. 
Magari di quello diciamo due parole dopo, ma il succo è che anche stavolta, come era stato per Episodio VII, esco dalla sala promettendomi (e promettendogli) di vedere Una nuova speranza. 
Perché farlo, vi chiederete non a torto, se la fantascienza e il fantasy non sono affatto i tuoi generi? Perchè Star Wars ha, ai miei occhi, un potere pazzesco: la sua popolarità è trasversale e imprevedibile, in sala si trovano persone di ogni età (ed è tenerissimo vedere papà o nonni che portano i bambini nel proprio mondo, mi fa una tenerezza incredibile e lo trovo di una bellezza rara), di ogni genere, di ogni tipo. Dal classico nerd pieno di stereotipi al direttore di banca, dal muratore alla organizzatrice di eventi. Uomini e donne indifferentemente di qualsiasi età. L'amore che una saga del genere può suscitare è universale, è un costruttore di immaginari e fantasia, e se anche il film mi dovesse fare pena e compassione, questo potere supererebbe il concetto di gusto personale, per finire a fare la Storia.
E quindi eccoci qua.


L'universo è diviso tra l'Impero, forza del Male che ha il controllo, e i Ribelli, il cui ruolo è facilmente intuibile. Su questo sfondo si muove Luke Skywalker, un giovane rimasto solo al mondo che un giorno, trovando un messaggio da parte di una donna in pericolo, parirà per salvarla insieme ad Obi Wan Kenobi, un vecchio Jedi.

In queste poche e fraintendibili righe ho riassunto un film che è una perfetta macchina per soldi. Non vedetela come una frase negativa, non vuole esserlo, anzi. Tutto in Star Wars funziona alla perfezione per colpire drittissimo e lasciare folle di fan adoranti. Dalle prime scene, infatti, l'empatia è quasi totalizzante. Prima, però, il colpo di furbizia: i droidi. I due robottini (non fustigatemi, dai, son robot) che ci vengono presentati dalle prime scene e che ci accompagneranno per tutta la saga si rivelano (a grandissima sorpresa per me) due personaggi splendidi, ironici e leggeri, che sgrassano un po' un'atmosfera che altrimenti sarebbe risultata troppo seriosa. Quindi, partiamo già intrattenuti da questi due omini e finiamo per essere nostro malgrado più coinvolti di quanto ci piacerebbe ammettere. Questa ironia, però, non si limita ai due droidi: tutto il film ha momenti di leggerezza, soprattutto con l'arrivo di Han Solo e Chewbecca. Non solo così ti tieni incastonati i bambini, ma anche conquisti quelle come me, che non amano sparatorie spaziali nè spade laser.
Accanto alle risate, poi, arriva l'epicità, elemento necessario per fissare ben bene il film nelle giovani menti. La colonna sonora, iconica, quasi mitologica, è presentissima, le scene silenziose sono davvero poche. Oltretutto, si usa abbondantemente quell'escamotage (che io amo, eh, non vedetelo come una critica) del riproporre in giro per il film, con toni e volumi sempre diversi e adeguati alla situazione, il brano principale, scatenando furiosamente i feels.
Poi, ovviamente, entrano in gioco quelle dinamiche che a me colpiscono meno ma di cui riconosco senza dubbio alcuno il valore: l'azione, le sparatorie, gli inseguimenti, i voli, i combattimenti. A me dicono poco, non sono la cosa che mi spinge ad amare o meno un film. Però la capisco benissimo, e la testimonio ogni giorno quando ne parlo con Riccardo, la sensazione per cui quando sei piccolo tutto appare magico, e incredibile, e appassionante. Lo capisco che un bambino (ma anche un adulto) messo di fronte a Guerre Stellari abbia uno sguardo talmente stupito, curioso, desideroso divedere sempre più e, lentamente, inesorabilmente, innamorato.
Poi cresci, diventi un professionista, un padre di famiglia, generi luminosi eredi. E trent'anni dopo, esce un nuovo Star Wars, tu ritorni il bambino che eri. Guardi il tuo, di bambino, e desideri passare a lui quella passione grande che ti porti dietro da una vita. E allora lo porti in sala, a guardare le solite spade laser e i soliti ipovedenti stormtrooper, e speri che si innamori come te.
E fai piangere come una fontana la povera Mari, che finisce per fare chilometrici post sul suo blog.


Come vi dicevo, due brevi parole su Rogue One, con un'anticipazione.
Ho dormito 3/4 del tempo, quindi del film non credo di poter dire alcunchè, ma con mia somma fortuna ho potuto assistere al momento in cui Darth Vader ha fatto la sua ricomparsa, con la voce originale. L'espressione di Riccardo è stata IMPAGABILE.
È per questo che Star Wars è, a prescindere dai gusti soggettivi, un capolavoro: quello che ha fatto, e che continua a fare, alla mente di chi ci è cresciuto è insostituibile. L'emozione è reale, l'entusiasmo è dilagante e contagioso, i sentimenti in gioco sono gli stessi di quando si avevano 6 anni, è una passione che non conosce raffreddamento.
È il Cinema nel suo punto più alto.




Un paio di link:
Il post de i400calci, che riunendo diverse voci mostra quanto è vero quello che ho detto. Ognuno parla del proprio rapporto personale con il film e la saga in generale, e sono tutti racconti pieni di tenerezza e amore sconfinato.
Il link al DVD della Sacra Trilogia.



martedì 19 novembre 2013

Non solo horror: Star Wars Episodio I, La minaccia fantasma

09:02
Caro Erre,
da due anni a questa parte sopporti il mio infinito sproloquio su zombie-fantasmi-SamRaimi-tonnellatedisangue-e altre delizie del genere.
Quindi ho pensato che se tu hai potuto avere tutta questa pazienza, io posso avere la pazienza di guardare Star Wars per cercare di capire come mai lo ami così tanto.
Il problema è che non sapevo da che parte cominciare. Ho aperto la pagina Wikipedia e l'ho trovata più confusa del mio cervello quando sono in sindrome premestruale (e tu sai bene che parliamo di un fenomeno di entità incalcolabile).
Ho deciso che sarei partita dall'episodio I. Mi rendo conto che all'occhio degli appassionati questa possa essere una specie di blasfemia irrispettosa, ma io ho bisogno di chiarezza nella trama e di capire esattamente cosa sta succedendo, quindi inizio dal primo in ordine cronologico e non di uscita.

Terminata la visione ho capito di aver fatto una cagata. Perchè agli occhi di una profana la questione risulta piuttosto confusa, infinitamente prolissa e leggermente noiosa. Soprattutto se si considera che il film è parte di una trilogia. Se sono tutti così potevano fare un solo film con un po' più d'azione, ecco. Ed è un peccato, perchè poteva davvero rivelarsi interessante, ma non possono farmi una gara di sgusci lunga come la maratona di New York, non possono, perchè io mi addormento. Lo sai che mi addormento. (Quello che la mamma tiene in mano durante la gara cos'è? Un precursone dei tablet? Jobs non hai inventato niente, ha fatto tutto Lucas.)
MA non mi sono addormentata, giuro. Ho tenuto duro fino alla fine. Giusto per veder morire Liam Neeson.
Ecco, questo me l'avresti dovuto dire. Liam Neeson. Perchè? Mi rendo conto che non puoi ricordarti i nomi di tutti gli attori che non mi piacciono, perché sei umano e certe liste infinite sono eccessive per la memoria umana.
Anche se c'è da dire che tu e la memoria abitate in due posti diversi.
Ma proprio lui? Gli possiamo dire insieme che se tiene quell'espressione ancora per un po' quelle rughe sulla fronte gli rimangono in modo definitivo? Si chiama 'invecchiare', Liam, ed è un processo che tu, con la tua recitazione scarsa, non fai altro che accelerare.
Negativissimo il doppiaggio, ma questa non è colpa di Lucas, è colpa degli italiani, anatema su di voi!
Ultima cosa negativa è la presenza di Natalie Portman che con il suo essere così costantemente gnocca continua il suo lavoro di abbassamento del MariEgo fino a livelli finora inesplorati.

Prima di iniziare il film mi sono pure documentata. Ho letto un po' di curiosità in giro e molte recensioni di tuoi colleghi nerd che speravo mi aiutassero nella comprensione. La prima cosa che ho colto è che tutti, indistintamente, odiano Jar Jar. E questo è il primo sintomo di come non entrerò mai nella vostra famigliola felice, perchè io l'ho adorato. Ha dato un po' di freschezza ad un clima un po'  troppo pesante.
Detto ciò, non perdonerò mai i selezionatori del cast per aver scelto un piccoletto così tenero per farlo diventare poi il bruttoecattivo. (E lo so non perchè mi sono informata pure su di lui, ma perchè ti ascolto quando mi racconti le cose.) Carino fino al diabete. Quasi quanto Samuel L. Jackson con la sua pelata. Ho deciso che Yoda (Joda? Ioda? Signur.) è antipatico come la sabbia nelle mutande e che Ewan McGregor è veramente inutile.
Quasi quanto Keira Knightley, che grazie a nostro signore ha fatto tutto il film con la faccia pitturata così la sua totale incapacità è stata nascosta. Prendete esempio tutti, si fa così.

Insomma, adesso riesco a capire come mai ti piaccia così tanto. Ha il mood del cult nel DNA. Ha l'atmosfera, ha le stranezze tecnologiche che tanto ti fanno gongolare, ha personaggi ironici e altri 'epici', ha una resa incredibilmente bella dei pianeti, sembrava di stare a Santorini senza il mare, ha delle spade laser che oltre a essere multitasking devono essere anche infinitamente pratiche da portare in giro, visto che sono retraibili.

Ma voi appassionati come ve li ricordate tutti sti nomi?

E tu, maledetto, quando mi hai detto di guardare prima questo, SAPEVI che mi sarei affezionata al piccoletto e che avrei voluto che fine avrebbe fatto. Lo sapevi, essere malefico che non sei altro, quindi ora mi tocca vedere anche gli altri.
Ma tu non ti salvi, bello mio, non ci sperare. Se io guardo tutto Star Wars (e i prossimi cinque conto di vederli con te) tu ti guardi la filmografia di Carpenter. Che secondo me ti piace pure.

Buon anniversario.

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