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mercoledì 2 ottobre 2013

The Apparition

16:02
(2012, Todd Lincoln)



Un solo motivo mi ha spinto alla visione di The Apparition.
Draco Malfoy.
Chi ha detto Tom Felton? Tom Felton è un'allucinazione collettiva, esiste solo Draco. Il quale chiaramente ha subito un forte trauma in seguito all'apparente risurrezione di Harry e alla conseguente sconfitta del Signore Oscuro, perchè non saprei come spiegarmi altrimenti la sua partecipazione a questa robaccia.

Kelly e Ben sono la classica lovely couple. Vanno a convivere, ma lei non sa che il suo boy anni prima aveva giocato a fare il ghostbuster con i suoi friends, e si sa che queste cose non hanno mai un happy ending. Ma ora Ben sta scappando dai fantasmi del suo passato (ah ah, i fantasmi, son proprio una cabarettista!) e quando il suo amico Patrick lo chiama per metterlo in guardia sul pericolo che sta correndo, lui lo ignora.
Poi dici che uno non se le cerca.



Partiamo subito da Ben, dato che l'unica cosa da dire è che oltre a interpretare un personaggio idiota lo interpreta pure da cani. Gli si legge proprio la paura scritta negli occhi, sì. La paura che qualcun altro lo assuma dopo questo film.
Continuando seguendo il fil rouge dell'idiozia, il secondo posto spetta all'ectoplasma. Con tutto quello che avrebbe potuto fare grazie alla sua condizione di invisibile e incosistente, decide che la cosa più terrificante da fare sia aprire la porta del garage. AH.

Poi vi chiedete perchè sono cinica, ma me le tirano proprio fuori.

Appurato che il fantasma, in quanto nullafacente, non può fare paura, cosa ci riserverà il regista?
Atmosfera? No.
Inquadrature suggestive? Mmmh, nemmeno.
Dialoghi interessanti e perspicaci? Gnan a mòrer, si dice dalle mie parti.
Un escamotage talmente fuori di testa da rendere la baracca interessante? NO.


 E a proprosito di inquadrature, volevo spiegare a Todd Lincoln che se mi tieni la camera per 5/6 secondi a inquadrare la serratura, io LO SO GIà che accadrà qualcosa alla porta, quindi non può spaventarmi. Tutto chiaro?
 Ma soprattutto, Todd, la suspance. NCS, non ci siamo.
Questa ve la devo raccontare. Crescendo musicale, movimenti lenti, qualcosa sta per succedere. La protagonista si blocca, fissando qualcosa di terribilmente spaventoso che è avvenuto nel suo armadio. NOOOOOOO! Tutti i vestiti stropicciati!! Cattivo, fantasma, cattivo!
(E comunque non basta fare una scena nella doccia per omaggiare Hitchcock, dato che certe inquadrature sembravano omaggiare Oren Peli per citare un altro grande dell'horror.)



Certo, poi ci sono scene memorabili, come la fuoriuscita dell'entità dalla lavatrice, immagine che dà un significato tutto nuovo al concetto di Desperate Housewives.

Complessivamente quindi abbiamo: attori scadenti che interpretano personaggi scadenti che dicono battute scadenti su un fantasma scadente, il tutto per condurre a un finale che spiega perfettamente il termine 'scadente'. Bah, è solo un FDC.

E con questo apriamo la rubrica 'La posta del cuore'. Ma voi ragazze, lo mandereste a dormire sul divano il vostro moroso/convivente/marito/animale da compagnia quando c'è uno spirito in camera? Parliamone insieme.




mercoledì 17 luglio 2013

Poltergeist

15:52
(1982, Tobe Hooper)



Quanto ci sguazzo dentro, io, in queste cose.
Sono un'appassionata di fantasmi. Perché, diciamoci la verità, nessuno crede agli zombie, ai vampiri e ai licantropi. Ma tutte le persone del mondo hanno messo in dubbio almeno una volta nella vita l'esistenza dei fantasmi. Quando si cammina in un corridoio buio, o si vede un'ombra con la coda dell'occhio, o si spegne la lampada prima di dormire, per una frazione di secondo tutti quanti si guardano intorno per verificare che non ci siano presenze.
E la cosa che mi affascina di più dopo i fantasmi sono le leggende metropolitane.

Se ne deduce che Poltergeist è per me un film cult. Riconosciuto universalmente come il re dei film maledetti, secondo forse solo a L'Esorcista (ma lui non fa testo perché ha tutti i primati dell'universo, tutti), ha dato vita alla leggenda metropolitana che lega le registrazioni del film (o meglio, dell'intera trilogia) alla scomparsa di quattro persone, prima fra tutti la piccola Heather O'Rourke, protagonista dei tre film, morta subito dopo le riprese del terzo capitolo.



Questa volta vittime della visita di un poltergeist sono i Freelings, mamma, papà e tre figlioli. La più piccola dei tre (interpretata da Heather O'Rourke, appunto), Carol Ann, una notte si sveglia e inizia a parlare col televisore. I genitori attribuiscono la colpa al sonnambulismo di cui soffriva anche la madre, e non danno troppo peso alla questione fino a quando tutti gli oggetti della casa iniziano a volare allora forse è il caso di iniziare a preoccuparsi. E ci si preoccupa per una buona ragione, perché le presenze sono riuscite a prendere la piccola di casa e portarla in una sorta di limbo, una dimensione intermedia, da cui i genitori da soli non possono tirarla fuori. Si rivolgono quindi a un team specializzato in parapsicologia.

Il cinema recente ci ha abituato male. Di ghost story serie si sente un po' la mancanza (con le dovute eccezioni), e di spaventosi film sui poltergeist non si hanno notizie. I fantasmi devono far PAURA, non far spaventare. Vivi in una casa con una persona morta, come minimo ti deve prendere un'ischemia cerebrale dall'angoscia. Invece recentemente si saltella sulle poltroncine e basta. I poltergeist dovrebbero essere ancora peggio perché, per chi non fosse interessato all'argomento, la differenza tra i due ectoplasmi sta nel fatto che i poltergeist sono quelli che rompono di più le scatole. Quelli ancora più cattivi, fastidiosi e se vogliamo anche pericolosi.
Sulla base di ciò, quello che mi aspetto da un film che si intitola proprio così è che la presenza che infesta casa faccia un casino infernale.

Ecco, in questo film il simpaticone fa un CASINO DELLA MADONNA. Lampi, alberi che attaccano i bambini, altri bambini che spariscono nel nulla, tutta la stanza che muove no stop 24h al giorno (pensa te che fonte di energia alternativa), facce strappate. .
Ma partiamo dal principio.

La piccola Carol Ann comunica per la prima volta con la presenza dopo 5 minuti dall'inizio del film. Tobe, non mi deludi mai.
Quando la madre intuisce per la prima volta che la loro casa è infestata ha una reazione spettacolare: si diverte! Saltella dall'entusiasmo, gioca, fa giocare la bambina, aspetta che lo spirito sposti le sedie, mostra i movimenti al marito come una bambina che vede i fuochi d'artificio per la prima volta.
Poco reale, dite?
Chissenefrega, sono stanca delle urla. All'inizio è una cosa semplice, qualche sedia spostata, e lei si diverte. Chiaramente, quando i fenomeni crescono d'intensità allora arriva la paura di cui parlavo sopra. E questi fenomeni non si fanno attendere, da subito gli abitanti abusivi si scatenano.

Entusiasmante.

Così definirei il film fino alla metà. Dall'arrivo della medium (figura eccessivamente 'caricaturale') in poi si avverte un calo inesorabile, tra forze vitali, memorie di piaceri terreni, riti con palline da tennis e una nonnina che affronta la luce con gli occhialini da sole (che però era splendida, questo va detto).
E poi, il finale. Orribile. Una cosa proprio brutta.



(P.S. Erre, il bimbo leggeva Capitan America con due poster di Star Wars sullo sfondo. Sareste stati ottimi amici!)
 


giovedì 4 luglio 2013

Darkness, Jaume Balaguerò

12:17

Titolo originale: Darkness
Anno: 2002
Durata: 1998
Trailer:



Quanto. Ci. Godo.
Quanto.
Le sentite le mie risate diffondersi nell'atmosfera?
E sapete perchè?

Perchè questo film fa schifo.

La guerra è riaperta Jaume, vecchio mio.
Lo so che tu speravi di esserne uscito vincitore, ma Darkness rimescola le carte in tavola.

Trattasi niente più niente meno della solita vicenda di una famiglia che si trasferisce in una casa nuova dove c'è qualcosa di strano. Olè.



In questo caso la famiglia è composta da mamma Lena Olin, conosciuta da queste parti come la Kirsten Stewart iberica, papà malato di Corea di Huntington, figlia Regina che già dal nome ricorda la carta igienica e non penso sia una scelta casuale, figlio Paul che poveretto è lui quello in pericolo e nonno Giancarlo Giannini.
Qui c'è già un problema non indifferente. Ma che accozzaglia strana siete? Ma cosa mi significate?

So che siete persone intelligenti e che se anche la trama vi risulterà assolutamente innovativa avrete sicuramente compreso che si tratta di una storia di fantasmi. E quello che più mi fa innervosire è che le storie di fantasmi possono fare MOLTA paura. Quante volte te l'ho detto, JB? Ma tu niente, perseveri. Perseveri nel voler mettere il nulla in ciò che fai. Come era successo con Fragile, non ho provato niente. Nemmeno noia, se vogliamo essere sinceri. Non ero coinvolta, non avevo paura, non ero curiosa, non ero tesa, non ho nemmeno fatto un quarto di sobbalzo. Zero. Tra l'altro avrei potuto immedesimarmi un po' con Regina così preoccupata per il fratellino, dal momento che il fratellino ce l'ho pur'io, invece manco quello.



Anzi no, una cosa l'ho provata: un po' di stupore per la strana concezione che hai delle relazioni umane. Ma tu ce li hai degli amici, Jaume?
Vi spiego il perchè del mio titubare: come vi ho detto, Regina e la sua famiglia si sono trasferiti in una nuova casa, quindi nuovi vicini, nuovi amici, nuove conoscenze. Sono qui da pochissimo, e la nostra adolescente ribelle dallo sguardo languido (Dio, quanto è ironico questo!) conosce Carlos. Si conoscono da un paio di settimane, grossomodo, lei lo mette al corrente della strana situazione della casa e lui la aiuta nell'indagine, mettendo anche a repentaglio la sua incolumità. Per carità, gentile. Ma che sia credibile manco per errore.

E anche un po' di rabbia per Lena Olin, che ha avuto per le mani l'unico personaggio interessante della vicenda e lo ha reso come una statua del Madame Tussaud's.
Ok, va bene, ho provato anche rabbia per il finale che vorrebbe essere pieno di tensione invece è solo pieno di caos e anche per l'inserimento di un personaggio assolutamente inutile, inserito nella vicenda alla vat'a'ciava (trad. dal cremonese: alla cavolo di cane) e realizzato come una triste caricatura di se stesso.


Un FDC fatto e finito.


mercoledì 29 maggio 2013

Maripensiero: Tratto da una storia vera

13:33

Ovvero: studio di uno dei più frequenti fenomeni di costume insito nella cultura cinematografica contemporanea, e analisi comparativa di due esempi.


Quante volte l'abbiamo letto? Alla fine di un trailer (o, peggio, all'inizio), nelle prime pagine di un romanzo, addirittura sotto videoclip musicali.
Le storie vere sono ovunque, ci circondando, si prendono gioco di noi, della nostra buona fede e delle nostre paure.
E, come spesso accade, diventano una mania.

Questo, semplicemente, perchè il mondo è pieno di orrore, e spesso è molto più facile usare la terrificante realtà che non fare uno sforzo di fantasia. Il che non sarebbe una cosa completamente sbagliata, se non fosse che la semplice espressione 'Tratto da una storia vera', è diventata una fonte di incremento dei guadagni, una mera azione commerciale al pari dei remake e dei mockumentary.

Quindi, a prescindere, NON. MI. PIACE.



Tutto inizia nel 1906, anno di nascita di quel fetentone di Ed Gein.
Ve lo presento: tale personaggio è stato uno dei più famosi serial killer americani, colpevole di 3 omicidi accertati e di almeno 6 sospettati. E non si limitava ad uccidere delle persone, no. Per i dettagli, tutti qui, che la cameretta è un luogo immacolato.

Tutta la scia dei film tratti da eventi reali ha origine dai film tratti dalla follia di questo tizio. Fortuna (o talento, maestria, grandissime capacità, chiamatela come volete) ha voluto che i principali lavori che si ispirano a lui siano Gran Film. Tanto per dire che lo stesso Psycho è a modo suo un film tratto dalla storia vera di Gein. Purtroppo non sarà sempre così.

Da quel momento in poi, apriti o cielo: tutto tratto da storie vere. Tutto. Anche le storie vere.
Fino ad arrivare al 2013, in cui ogni singola storia di fantasmi, poltergeist, lampadari che ballano, bambine possedute e armadi che si aprono è una cavolo di benedetta storia vera.
L'esempio più emblematico è sicuramente la saga di The Amityville Horror.



Ce ne sono 10, in tutto, tra sequel e remake. Tutto ha origine con la storia della famiglia DeFeo, ritrovata morta nella casa al 112 di Ocean Avenue di Amityville (There's a place off Ocean Avenue, where I used to sit and talk with you, we were both 16 and it felt so right, sleeping all day, staying up all niiiiiiiiiiight, staying up all niiiiiiiiiiiiiiiiiight*).

La casa fu messa in vendita e comprata dai coniugi Lutz, che furono i primi a dicharare stregata l'abitazione. Seguirono esorcismi, riprese televisive, e 10 film. Ad oggi, è molto accreditata la teoria secondo cui i Lutz si siano inventati tutto di sana pianta.
Considerando che il primo film è del 1979 e siamo ancora qui a parlarne, sicuramente hanno fatto un buon lavoro creativo, poco ma sicuro.

Parlare di tutti i film che riportano l'originale dicitura è pressoché missione impossibile, quindi ne ho scelti due, uno famosissimissimo al limite della decenza e uno che in Italia manco c'è arrivato.

Il Vip è, manco a dirlo, L'esorcismo di Emily Rose, film del 2005 diretto da Scott Derrickson.



La prima volta ho visto questo lavoro con gli occhi coperti e Biagio Antonacci nelle orecchie. E a me Biagio Antonacci manco piace, tanto per farvi capire. Ero in periodo no-horror post Esorcista.

Poi ho scoperto Session 9 e mi è venuta voglia di indagare più a fondo sul buon Scotty.

Emily Rose è una studentessa che, una volta trasferitasi per gli studi universitari, scopre di essere affetta da epilessia. La sua famiglia, però, ritiene che lei sia invece posseduta da un demone. Le viene praticato un esorcismo, ma la ragazza muore. L'intero film quindi ruota intorno al processo a cui è sottoposto il parroco che aveva effettuato l'esorcismo.

Sebbene il film non sia proprio una disgrazia, si può tranquillamente dire che tutto il suo successo commerciale ruoti intorno al 'Tratto da una storia vera'. Storia vera e drammatica della giovane Anneliese Michel, che vi invito a non leggere se, come me, siete sensibili a determinate tematiche.

Insomma, Derrickson ha saputo sfruttare l'origine (per quanto tragica e delicata) del suo film a suo favore, probabilmente l'ennesimo banale film di possessione non se lo sarebbe filato nessuno.

Il secondo film di cui volevo parlarvi è When the lights went out, uscito nel 2012 con la regia di Pat Holden.



Questa volta parliamo della famiglia Maynard, che si trasferisce in una nuova abitazione dove non sono soli. Storia di fantasmi, quindi, ispirata alla vicenda del monaco nero di Pontefract, noto ad oggi come il poltergeist più violento d'Europa.

Anche in questo caso, film guardabile, niente di eccezionale ma comunque non un fallimento. In questo caso, però, il famigerato 'Tratto da una storia vera' era assolutamente inutile. Se il fenomeno Emily Rose ha aperto gli occhi su una vicenda realissima, qui non è servito a niente.

Anneliese Michel è esistita, era una persona in carne ed ossa. Parlarne, raccontare la sua storia, era quasi doveroso. Il film di Derrickson ha invogliato le persone ad informarsi, cercare, voler capire. Poi uno sulle possessioni può avere la propria opinione e vederla in qualsiasi maniera. Ma lei è comunque una ragazza morta in un modo assurdo.

Fare un film di fantasmi su una storia considerata reale, è una grande presa in giro. Prendete l'esempio Amityville, no? Tanto rumore per nulla, alla fine con ogni probabilità si erano inventati tutto. E quante altre volte delle famiglie avranno contattato la stampa inventando storie di presenze ed eventi sovrannaturali per avere 5 minuti di gloria?

È necessario continuare a farci film?

Per quello basta Mistero.

*

giovedì 18 aprile 2013

Dead Silence, James Wan

11:44

Titolo originale: Dead Silence

Anno: 2007

Durata: 91 min.

Trailer:



James Wan è uno che si colloca nel mezzo. Non fa ottimi film, non fa schifo.
Che poi è la peggiore delle situazioni.
E anche questo Dead Silence, se ne sta lì, nel triste limbo della mediocrità.

Inizia tutto una bella sera, quando a casa di Jamie viene recapitato un pupazzo. Di quelli da ventriloquo, per intenderci. Lui esce, torna, e sua moglie è morta. Il giallo si infittisce, chi può essere stato?

Ma chi vuoi che ti creda se vai a dire in giro che un pupazzo ha ammazzato tua moglie? Se ti va bene ti mettono in manicomio, se ti va male accusano te e ti mettono in galera.

Che è quello che rischia il povero Jamie, oltre il danno la beffa. Quindi da bravo cavaliere si mette ad indagare e risale alla meravigliosa figura di Mary Shaw, proprio un bel donnino.
 
 

Quei pupazzi del piffero sono maledettamente inquietanti. Sto parlando sul serio. Ti fissano con quegli occhi sgarrati, la bocca dritta e ti fan venire i brividi.
Insomma, Wan hai vinto facile. Una stellina per te.
La seconda stellina te la do perchè il tuo film è visivamente bellissimo. I colori, gli ambienti, la fotografia. . Proprio un lavoretto fatto bene, me lo sono goduta che è un piacere.
La musica ti fa guadagnare a pieno titolo la stellina numero 3.
Con le stelline arriviamo a quota 5. La quarta te la porti a casa per aver usato una leggenda metropolitana, e a me piacciono assai. La quinta ti spetta per aver sfruttato un personaggio così interessante come la siora Mary Shaw dagli occhi pazzi che non ebbe figli ma solo pupazzi.



Il grosso problema è che queste 5 stelline sono le sole cose buone del film.

Il tutto è ben confezionato, e non nego che mi abbia anche divertito (anche se l'autocitazionismo no, dai. Con Saw hai rovinato la media degli horror contemporanei, non tirartela come se avessi girato un Capolavoro).
Ma il tutto profuma di già visto, e soprattutto si ha la triste sensazione di un contenitore vuoto. Una bella scatolina che però non contiene niente.
Quei pupazzi sono un'arma della miseria, avevi la possibilità di rovinarmi un mese di sonno.

E invece, il nulla.

Perchè sprecare un'occasione così?

Menzione speciale alla Judith Roberts (Mary Shaw) che è stata proprio bellina, a differenza di Jamie (Ryan Kwanten) che rientra perfettamente in quell'aurea di mediocrità che si respira per tutta la visione.

Rimane che io i ventriloqui non li reggo. Hai una bocca, parla con quella.




domenica 10 marzo 2013

The Innkeepers, Ti West

11:21

Titolo originale: The Innkeepers

Anno: 2011

Durata: 100 min.

Trailer:





'Ti West il nuovo Carpenter'

'The Innkeepers è il film più importante degli ultimi anni'

'Ecco come si fa la vera Paura'

Googlate il titolo del film, questo è quello che esce.

E io penso 'Wagadè! Che filmone deve essere!'

Lo vedo e..

AVEVANO RAGIONE.

Una cavolo di tantissima ragione.
 
 

Praticamente, gli albergatori del titolo sono Luke e Claire. L'albergo in cui lavorano è all'ultimo weekend di attività, e loro devono occuparsene nell'ultimo periodo. Nell'hotel non ci sono solo loro, ma a fargli compagnia troviamo gli ultimi ospiti e un fantasma.

Ho letto tonnellate di recensioni, la blogosfera ne è piena. Quindi questa non sarà una delle tante, perchè non voglio recensirlo. Voglio solo dirvi perchè sono certa che questo film vi piacerà.
 

  • Se amate il vintage, ricordate che questo film è di Ti West. Si respira un'atmosfera che vi piacerà da impazzirci. La carta da parati vi scioglierà.
  • Se vi intrippano le ghost story, questa fantasmina si chiama Madeline O'Malley. E io sfido chiunque di voi a trovare un nome che sia più da fantasma di questo.
  • Se siete fan dei film adrenalici, lo ringrazierete perchè vi insegnerà quanto viscida, infida e paurosa può essere la lentezza.
  • Se ammirate gli uomini con la voce grave, questo diventerà il vostro film preferito.
  • Se vi piacciono i film che ti lasciano dentro qualcosa su cui riflettere, qui avrete da strulicare bene (strulicare = far lavorare il cervello fino alla fuoriuscita del classico fumo da sforzo). In questo caso, il film vi mette di fronte alla triste realtà su come sono le persone. Tutti bravi quando si gioca e si finge, ma quando le paure diventano reali, tutti che scappano. E scapperei pur'io, sia chiaro.
  • Se siete appassionati della Sposa Cadavere. . No, non posso fare questi paragoni dai.
  • Se guardavate Summerland, scoprirete che oltre a serie tv scadenti, Sara Paxton è davvero brava.
  • Se siete i classici nerd occhialuti attacati al pc (e ai porno) proverete un'empatia pazzesca per Luke, per la sua cotta per la gnocca e per la sua paura.
  • Se siete bionde con la nomea delle svampite, vi innamorerete di Claire, della noia, della voglia di cercare qualcosa sa fare, della grande difficoltà di infilare un sacco nei cassonetti e dell'essere grandi fan di qualcuno che poi ti snobba.




Certo, se guardate il film superficialmente, probabilmente vi annoierà, e lo spegnerete.

Guardatelo bene, e vi scoprirete a titubare prima di aprire le porte.

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