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martedì 16 agosto 2016

Notte Horror 2016: Candyman

21:14
La mia presenza sulla blogosfera ultimamente fa pietà, non tanto per la miserabile quantità di post che pubblico (che immagino importare a me soltanto) quanto piuttosto per la latitanza dai vostri, di blog. Anche ora, in piena Notte Horror, notoriamente il mio periodo preferito dell'anno blogosferico.
Perdonatemi, ho perso un po' di motivazione. È da un po' di tempo che una battutina fattami nel momento sbagliato mi bazzica per la testa e mi rende più difficile stare qua davanti a parlare con voi. Ma ritorno, eccome se ritorno.
(Anche perché sto per concludere una maratona Evil Dead - film e serie - che mi ha appena ricordato che le teste tagliate con l'affettatrice sono il motivo per cui sto qua, e ne parleremo.)

Detto ciò, torniamo alla Notte Horror.
Non so mai bene con che film portare il mio contributo alla più lodevole e felice delle iniziative dei cinebloggers, ma quest anno sono andata sul sicuro: leggende metropolitane, omicidi, follia e insetti.
Per quelle due anime ancora prive della paura degli specchi, un brevissimo riassunto della trama: Helen è una studentessa che preparando la tesi di laurea si imbatte nella leggenda di Candyman, una gradevole presenza che si manifesta se lo chiami 5 volte davanti ad uno specchio.Se Candyman esista sul serio o se sia solo frutto dell'immaginazione, lo scopriremo noi insieme ad Helen.


Con queste cose qua (dicerie, misteri, leggende, creepypasta...) io ci vado a nozze. Mi intrattengono un sacco, e stanno in quel provocantissimo angolo di mondo in cui stanno le cose che non esistono, o forse sì. 
A me piace definirmi scettica, in linea di massima a queste storie non credo. Però ammetto di esserlo in un modo creativo, non ci credo ma le spalle me le guardo sempre, e se posso evitare di entrare in questi temi la sera diciamo che dormo meglio.
Helen no, lei è proprio una donna di scienza che non crede a niente e se possibile anche a un po' meno di niente. Non è la leggenduola metropolitana ad interessarla, è il contesto in cui è nata. Luoghi di grande degrado, di difficoltà economiche importanti, di criminalità, di speranze per il futuro perse per sempre. Cerco il Candyman per esplorare altro. E di certo non è l'esplorazione ad intimorirla. Entrare in questa realtà complessa non la spaventa, nonostante i tentativi di dissuaderla della sua amica. Ha scelto di entrare in un mondo brutto e sporco, e ne ha pagato le conseguenze.
Mi sento tuttavia di rassicurarvi: da abitante di una casa della residenza popolare garantisco che le nostre scale non sono così colorate.


Questi film che partono con un protagonista così forte delle proprie convinzioni mi attraggono sempre, adoro vedere il modo in cui si gira intorno alla questione per logorare le menti di chi è così ottuso da non vedere che il mondo è molto più ampio delle nostre idee. Che poi, povera Helen, è sbagliato pure dire che sia stata ottusa. È stata umana, comprensibile in ogni gesto. È stato dure vederla subire una serie di ingiustizie così potenti, il Candyman si è rivelato (a sorpresa, io onestamente mi aspettavo un fantasmino e tanti saluti) un personaggio viscido e crudele, privo di empatia e di sensibilità dentinale.
Se la prima parte è quindi piena di indagini sociali, di realtà urbane da scoprire e occhio critico, nella seconda (la mia preferita), la logica e la razionalità riempiono il trolley e vanno dritte dritte a prendere la strada delle meteore. Qua ci sono il sangue, e le apparizioni, e le camicie di contenimento. Ed è bellissimo.

Forse nel mio cuore non raggiunge la potenza di altri signori suoi simili, e in generale il film, pur essendomi piaciuto d non poco, non mi ha fatto certo gridare al miracolo, ma siamo in estate, bisogna guardare tutti gli horror possibili, è il sistema che ce lo chiede.
Iniziate pure con Candyman, poi passate a quelli di cui hanno parlato gli altri bloggeroni. Io porto le patatine.


lunedì 4 luglio 2016

Krampus

10:27
Ho avuto due importanti giornate di merda. Di quelle in cui se ti tagliano non sanguini.
Avevo bisogno di Cinema, di quello che diventa terapia e che ti riappacifica col mondo. Quello che ti calma per un po' e illude chi ti circonda del fatto che tu non sia proprio la bestia che sei in realtà. Qualcosa che fosse dolce, e un po' amaro, e un po' nostalgico, e un po' triste, e un po' tenero. E che fosse anche un po' cattivo.
E quindi, Krampus.


Avevo beatamente ignorato il trailer per il motivo che segue: non sopporto il Natale.  Scusatemi.
Non che sia un Grinch che insulta e risponde inacidito a chi invece le feste natalizie le ama, semplicemente nell'intimità della mia cameretta non riesco a sentirne alcuno spirito. E quindi, lo ignoro. Tranquilli, il Natale non se la prende e per tutta risposta ignora me.
Krampus è la storia di un bambino che, con ottime motivazioni, perde la fiducia nel Natale. Lui, che era sempre stato così affezionato alle feste e alla figura di Babbo Natale, ad un certo punto è messo alla prova, e perde il suo spirito. Le conseguenze le paga tutta la famiglia.
Una specie di Bran Stark, però meno stupido.
La tensione è palpabile dal primo momento, e non certo per colpa del Krampus: la recita scolastica è stata irrimediabilmente rovinata proprio per mano del giovane Max, mamma e papà aspettano con ben poco entusiasmo i parenti, chiassosi, repubblicani ed insopportabili, la sorella di Max è innamorata, ha altro per la testa, e questo altro niente ha a che vedere con vischio e presepe. L'unico supporto sembra arrivare dalla silenziosa e paziente nonna.
(Ho un debole per gli anziani, vi prego di perdonarmi se questo post avrà spesso parole d'amore per la nonna)
Lo spirito del Natale lì è bello che andato, la cena viene organizzata tanto perché le belle tradizioni americane borghesi vogliono l'arrosto di prosciutto e l'albero alto fino al soffitto. Prima o poi questa tensione doveva esplodere: ad uccidere la finta pacatezza di circostanza ci pensano le cugine, che credono sia divertente umiliare pubblicamente Max, leggendo a voce alta la sua lettera a Babbo Natale.
Sarà lui a umiliarle, dimostrando che la sua (supposta) ingenuità altro non è che bontà reale, di quelle che si incontrano una volta nella vita o due. Questo comunque non gli impedirà di cercare di prendere a botte queste cugine che pesano tre volte lui.
Le botte sono il meno: eventi bizzarri e personaggi inquietanti arrivano a dimostrare alla felice famigliola che il Natale è ben altro.
E per quanto io abbia trovato bellissimo il Krampus e adorabile la storia della nonna bambina, non sono stati loro il punto.
Improvvisamente tutti si riscoprono uniti.
Il desiderio di serenità (natalizia e non) di Max era stato palesato, suo malgrado, quello che invece stava silente dentro ognuno degli altri si stava manifestando nei modi più diversi: vecchie decorazioni conservate insieme ai ricordi che si trascinano dietro, cioccolate calde preparate nel rassicurante silenzio di chi si prende cura degli altri senza farne un vanto, inaspettato sostegno tra sorelle, il sacrificio per salvare gli amati, un'invadente zia antinfanzia che per tutto il film si coccola la bimba piccina.
Il fatto che io non vada cercando questo spirito di cui sono mancante non significa che non auguro a chi invece lo desidera di trovarlo.
Non vi dico se i sogni di Max si avverano, vi dico solo che arrivare a scoprirlo è bellissimo.

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