Visualizzazione post con etichetta notte horror. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta notte horror. Mostra tutti i post

mercoledì 16 agosto 2023

Notte Horror 2023 - in ritardo: Darkman

14:22
 Avevo giurato a me stessa che, qualunque cosa fosse successa, il mio blog non lo avrei mollato. Poi è successo il 2023, l'anno che sento di poter definire il peggiore della mia vita - eppure di competizione ne ha avuta parecchia, eh - e le cose si sono un po' rimesse in un ordine diverso. Al lento e pacifico processo di scrivere dei post ho preferito l'immediatezza dei social, che mi hanno permesso di comunicare comunque quello che volevo ma richiedendomi meno tempo. L'introspezione che Redrumia mi richiede quest'anno non sarei stata in grado di gestirla.
Mi ero ripromessa che sarei stata in grado almeno di partecipare alla Notte Horror 2023, evento mitologico della blogosfera, ma sono riuscita a toppare pure quello, e il post arriva infatti con più di 12 ore di ritardo. Chiedo scusa ai colleghi, sono stata poco rispettosa.
Cerco di farmi perdonare chiacchierando di uno dei film dimenticati di Raimi, che sebbene sulla carta non sia un horror duro e puro, è pur sempre figlio del suo papà, e qualche elemento a noi caro ce l'ha lo stesso.




Darkman è la tragica storia di Peyton Westlake, uno scienziato alla ricerca del segreto per restituire una pelle a chi l'abbia persa col fuoco che finisce invischiato in una brutta faccenda di mafia che gli porterà via il lavoro, l'amore e proprio la pelle, lasciandogli solo sete di vendetta.
Esce nel 1990 e questo lo colloca esattamente a metà tra le due saghe che hanno reso il regista il mito che è, Evil Dead e Spiderman. Non solo a metà temporalmente, però, perché è facile individuare nel primo capitolo di questa ulteriore saga tutti gli elementi che abbiamo imparato a conoscere negli altri lavori. È un film di supereroi che arriva molto prima del suo Uomo Ragno, e che uscendo insieme ai Batman di Tim Burton se ne porta appresso le tracce: è un film tragico, desolante, in cui allo sconforto di due vite distrutte non corrisponde alcuna catarsi. Allo stesso tempo è pur sempre un film del tizio di Evil Dead 2, e quindi è quasi barocco: elicotteri, danze davanti ai gatti, facce intinte nell'acido, nasi che si sciolgono, mitragliatrici nascoste nelle gambe di legno, Bruce Campbell. 
Eppure, neppure la componente ironica - che qui è comunque centellinata rispetto agli standard a cui ci ha abituato - riesce a compensare la grande sofferenza di un film come Darkman, in cui nessuno ne esce vincitore e la crudeltà dei cattivi è qualcosa da cui non c'è scampo. Sceglie, Raimi, di unire il supereroe all'entieroe tipico del cinema del decennio precedente, regalando al mix una triste sorte, privandolo della sua identità e del suo futuro. 
Dopo l'attacco al laboratorio in seguito al quale tutti lo credevano morto, Westlake finisce tra le mani di medici che pur di salvargli la vita gli distruggono proprio la cosa che per uno scienziato è più importante: la mente. Peyton, infatti, comincia ad avere allucinazioni e a perdere il controllo sulle proprie reazioni, è suscettibile e facilmente infiammabile. Il suo desiderio di vendetta lo porta a diventare un eroe brutale, incontrollabile. Si burla della mente delle sue vittime, assumendo il loro aspetto per creare un crudele gioco con la loro identità, lasciando emergere un lato dark dell'eroismo che forse solo Raimi ha fatto così esplicitamente. L'incidente non causa al protagonista solo la perdita del proprio aspetto, ma di tutto quello che lo identificava: la mente, il carattere, il lavoro. Privato di tutto può mostrare al mondo il vero aspetto dell'uomo qualunque, proprio come si identifica nel finale. 
Un vero uomo invisibile, quello di Liam Neeson, che priva il mondo del suo aspetto per mostrare solo quello di cui è capace. Se nel caso dell'uomo invisibile originale, quello di Wells prima e di Whale dopo, la scelta di annullare il proprio aspetto è volontaria, in questo caso è una conseguenza che però porta allo stesso risultato: sporche bende a coprire il viso e una mente che non è più quella che era. Privando il protagonista dell'elemento della volontarietà, però, Raimi crea un mostro ancora più disperato, frutto dell'avidità e non dell'ambizione. Pur omaggiando così chiaramente i classici Universal cambia le carte in tavola, smettendo di attaccare la scienza che non è più la responsabile ma che al tempo stesso risolve le cose lasciando comunque dei danni. Darkman non diventa un supereroe che mette i propri simil - superpoteri al servizio della comunità, quello che ne viene tratto non è un felice insegnamento di straordinaria generosità: quello che vuole è solo un modo per piangere la vita perduta, eliminando uno ad uno quelli che gliel'hanno tolta. 
Nei cinecomic di oggi questa è la perfetta origin story di un cattivo MCU. Raimi, invece, che è sempre stato più coraggioso, ne ha fatto il protagonista, che non ha eroi ufficiali con cui scontrarsi se non la realtà della nuova vita che gli è stata imposta. Ne ha fatto quello che ha potuto, il povero Westlake, e ha scelto la strada più generosa e difficile insieme: dare alla donna perduta la possibilità di un futuro normale, relegando se stesso ai margini, dove non c'è luce.

Un film che gioca con le etichette e i generi, che rimescola in tavola le carte della consuetudine e approccia in modo nuovo qualcosa che è vecchio come la storia del mondo. Raimi ci ha abituati ad un cinema in cui niente è una realtà consolidata e tutto è modificabile, aggiornabile, sempre nuovo.
Questa volta ce lo ha fatto capire in un modo più intenso, in un film che oggi è quasi sparito dal discorso pubblico perché ci siamo abituati a supereroi più vitaminici, colorati e pop. Questo, invece, con la sua oscurità e la sua malinconia, ce lo teniamo nascosto come si fa con le cose più preziose. 


A settembre andrò, se tutto va bene, in vacanza, e finalmente mi lascerò alle spalle questa estate da dimenticare. Dalla seconda metà del mese, però, torno ovunque: qui, twitch, instagram, tiktok e anche con Nuovi Incubi. Che sia un nuovo inizio per tutto!
A voi auguro una felice fine estate, bella lenta e malinconica come piace a noi!

martedì 19 luglio 2022

Notte Horror 2022: Nightmare - Nuovo Incubo

23:00

 In un periodo in cui ho messo tutte le attività del blog in ferie forzate, da una cosa non potevo stare alla larga: la Notte Horror, evento storico della blogosfera, che resiste all'infelice sfida del tempo e ogni estate raccoglie i cineblogger per parlare della cosa più bella del mondo: il cinema dell'orrore.


Quest'anno, per pura e semplice egomania, ho deciso di prendermi Nuovo Incubo, settimo capitolo della saga che gli dà il titolo e vera eredità del suo creatore, Wes Craven.
In più, ispiratore del titolo di un certo qual podcast che sarebbe molto carino ascoltaste perché con questa stagione sta diventando una piattaforma che unisce per tutte le donne che sul web parlano di cinema dell'orrore, e farne parte è per me una gioia costante. Tutto, insomma, nasce da Craven, e tutto nasce nel 1994, quando arriva New Nightmare.




Heather Langenkamp, storica interprete della Nancy della saga cinematografica in questione, è ormai un'attrice part time, che si dedica alla televisione per potersi godere di più la vita familiare, con il marito e il figlio Dylan. La sua vita, però, non si è ancora distaccata completamente dalla saga, perché qualche ammiratore fanatico la tempesta di telefonate moleste, le sue notti sono vessate da incubi costanti e in più persino suo figlio mostra per la faccenda un interesse anomalo. Come se non bastasse, la città di Los Angeles è colpita da una serie anomala di terremoti.
In questo panorama sconsolante, New Line Cinema contatta Heather: il pubblico non è ancora sazio di Freddy. Le propone un altro film, l'ultimo, e per Heather e la sua famiglia potrebbe essere il solo modo di tornare a vivere una vita serena.

Nuovo Incubo arriva dopo un capitolo il cui sottotitolo era La fine. Freddy morto, i personaggi liberi, e ci si poteva salutare così, e sarebbe stato un salutarsi con dignità. Però nei 7 anni precedenti (il primo capitolo è dell'84) era successa una cosa che nessun'altra saga ha saputo eguagliare, forse neppure Scream: Freddy è diventato icona, ma in un modo ben diverso rispetto agli altri suoi colleghi. Se i mitologici assassini degli slasher di questa felice ondata sono sì famosi e riconoscibili, la portata della fama di Freddy Krueger è ancora insuperata. Ha travalicato i confini di genere, e il film questo lo sa bene, e ci basa tutto il suo lavoro, facendolo dire alla stessa Heather. Freddy è come Babbo Natale, ha una potenza che non si è ancora spenta. E quindi Craven, uomo di rara intelligenza e profondo conoscitore dello strumento cinema, ha deciso di parlarcene, con un film che forse, oggi, è considerabile il suo vero testamento. 
Si apre con una scena sul set, minacciosa, caotica e, ovviamente, piena di sangue, ma è solo un incubo. Heather si sveglia trafelata, perché in questo caso sembra avere un privilegio rispetto alla sua Nancy: dai sogni, lei, può andarsene. Quello che non può lasciarsi alle spalle è il suo passato, che la insegue nonostante abbia cercato di voltare pagina. Questo è particolarmente chiaro nella infelice scena dell'intervista, in cui viene sommersa di domande che le vengono sparate addosso senza che le venga dato il tempo di dare una risposta solo per condurre al vero evento della trasmissione televisiva, ovvero l'ennesima comparsa di Freddy, la sola cosa di cui il pubblico è affamato. Tutto, nella sua vita, è ancora ancorato al suo lavoro passato. È sposata con un tecnico degli effetti speciali, le persone che fanno parte della sua vita arrivano da quel momento, le telefonate non le danno tregua, le arriva la proposta di tornare sul set per un'altra volta...le viene concesso di essere solo Nancy, e mai Heather. Quello che vuole questa creatura è l'innocenza, e per liberarsene serve che lei vi rinunci, tornando ad interpretare, fingendo: l'opposto dell'innocenza.

Il problema è che la circostanza più grande in cui le era stato permesso di essere solo se stessa è con la maternità. Dylan, interpretato da un Miko Hughes che da bambino proprio voleva farci esplodere l'orologio biologico, è un bambino che ci viene presentato da subito come problematico, ma la sua situazione non fa che peggiorare e la madre, di conseguenza, viene messa in discussione. Il solo modo per Heather di salvarsi, insomma, è smettere di essere se stessa, e tornare Nancy. Solo accettandolo per un po' può salvare il bambino, frutto di un brutale interesse da parte di Freddy - o di chi per esso.

Nuovo Incubo, rimettendo in discussione tutto quello che è avvenuto prima, rimette in discussione il cinema dell'orrore tutto, persino e principalmente quello del suo regista. Fa un lavoro metacinematografico forse meno accessibile di quello di Scream, che è brillante ovviamente ma più popolare. Qua ci mette tutto quello che può, buttandoci New Line, i suoi interpreti, e persino se stesso, per discutere del ruolo del cinema dell'orrore non solo tra chi lo realizza, ma soprattutto nelle vite di chi ne fruisce. 

Dopo aver assistito all'effetto che solo due anni dopo Scream ha avuto sulla cultura popolare e ovviamente sul cinema dell'orrore, è un peccato che un film come questo, ancora più preciso e approfondito nel suo lavoro meta, sia quasi finito nel dimenticatoio, soprattutto a confronto con la portata rivoluzionaria di Ghostface. 
Ce lo coccoliamo tra di noi, come il prezioso gioiello che è, l'impagabile eredità di chi ci ha tirati tutti adulti con la paura. 

martedì 10 agosto 2021

Notte Horror 2021: Re-Animator

23:00

 Passano gli anni nella blogosfera, qualcuno smette, qualcuno si prende una pausa, qualcuno passa ad altre piattaforme, qualcuno rimane. Una cosa, però, è incrollabile, una certezza granitica che ci ricorda che una sola cosa unisce e unirà per sempre gli animi dei cavalieri jedi che popolano l'internet: la Notte Horror. 

È arrivato il mio turno anche quest'anno, e come al solito in fondo al post troverete il bannerone con le altre partecipazioni. Io quest'anno mi sono buttata su Stuart Gordon, personaggio che su questo blog abbiamo sempre trattato troppo poco, ma che mi sembrava giusto omaggiare dato che lo scorso anno ci ha salutati.




Quest'anno più Lovecraftiana del solito, pare, perché la storia del film è tratta dal racconto del Nostro. Herbert West è un talentuoso studente di medicina che sta lavorando su modi per riportare in vita i defunti. Quando arriva alla Miskatonic University prende una stanza nella casa di un collega del college, Dan. Quando Dan e Megan, la sua fidanzata, scoprono di cosa si occupa Herbert, le cose non si mettono bene.


Quest'anno mi sono sottoposta a visioni (non fraintendetemi, amatissime) seriose, impegnative, piene di messaggi sociali, lente. Ormai è chiaro che quello è il cinema che preferisco. Però uno Stuart Gordon me lo meritavo. Re-Animator è un film che rientra con tutte le scarpe nel luogo comune (felicissimo) sul cinema degli anni '80. Sporco, pieno di frattaglie, scene ripugnanti, occhi spappolati, viscere mangiucchiate, morti viventi, donne nude. 


Il film si apre con un primo tentativo di Herbert di far fruttare le sue ricerche: il suo primo professore è mancato e lui può riportarlo in vita. Non funziona benissimo, per usare un eufemismo, e il nostro viene spedito nella mitologica università creata da HP. Ci mettiamo molto poco ad inquadrare che tipo sia West, splendidamente interpretato da Jeffrey Combs: una persona sicuramente brillante, ma altrettanto arrogante, così sicuro di sé da rendersi insostenibile. Ignora qualsiasi norma base di comportamento civile, si pone così al di sopra di chiunque altro da essere persino poco furbo e finisce per inimicarsi quello che sarà il suo professore. Si prende spazi nel mondo che non sono ancora suoi, impone la sua presenza anche laddove non è desiderata, si arroga il diritto di comprare le persone con il denaro per avere quello che gli serve. Di lui non sappiamo altro: non ha una vita al di fuori di quella da ricercatore, non ha amici, non ha relazioni: la sua vita è completamente spesa per il suo obiettivo. 

Tale e tanta è la sua motivazione da riuscire a coinvolgere anche Dan, il suo nuovo coinquilino. Dan, al contrario, è una persona molto equilibrata: studente brillante, con relazioni sane, una vita che vada oltre la scuola ma che ha comunque chiari i suoi obiettivi. Ed è proprio sul suo essere, in effetti, un ottimo studente che fa leva Herbert per attirare il suo interesse. Dan non è uno scienziato pazzo, ma l'enormità delle scoperte del suo nuovo collega non può che intrigarlo. E così la scienza finisce per divorare anche lui e la sua lucidità. Per tutto il film Barbara Crampton (la regina delle scream queens? la regina.), che interpreta Megan, sta col ditino alzato cercando di mettere in evidenza giusto quelle due problematicità che si sollevano quando le persone non hanno guardato né letto Pet Sematary, ma loro niente, inesorabili. Il film almeno la Crampton l'ha lanciata nell'unico olimpo che conta, quello dell'orrore, però in questo film la sua Megan è sottoposta ad ogni genere di cattiveria: non viene presa sul serio, viene sottovalutata, è oggetto di attenzioni indesiderate, viene violentata, muore piuttosto male. Niente di nuovo all'orizzonte, insomma. Ma se non altro lei è l'unica che ha sentito la puzza di qualcosa di marcio provenire da Herbert immediatamente.


Poi, insomma, accade l'inevitabile: la situazione sfugge di mano. Se già con la rianimazione del gatto un po' di sangue lo avevamo visto, il film scivola verso l'atteso finale: il mare di sangue. Ci si arriva con un ritmo perfetto, in un film rapido ed entusiasmante, che sa non scivolare nell'eccesso e che sapeva esattamente che cosa il suo pubblico voleva. E che è stato così gentile da servirglielo su un piatto d'argento. 


Più di 35 anni dopo, Re-Animator si fa ancora volere così bene. Gordon ha preso del materiale di partenza che sta nella storia, per poi farci tutto quello che gli pareva. Siamo lontani dal modo in cui Carpenter ha omaggiato il Maestro una decina di anni dopo, per intenti e modalità, e va bene così. La serie B ce la meritiamo. 




martedì 1 settembre 2020

Notte Horror 2020: Dovevi essere morta

21:00

 Mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che da queste parti abbiamo parlato di Wes Craven. Il bene che gli si vuole, però, è immutato, e quindi perché non approfittare della mitologica Notte Horror per tirare fuori dal calderone uno dei suoi film minori?




Dovevi essere morta esce nel 1986, è tratto da un romanzo che non ho letto ed ha una di quelle storiacce che rovinano il cinema. Il regista lo vuole in un modo, chi ci mette i soldi in un altro, il desiderio di continuare a farli, sti soldi, chiede altro ancora e alla fine si fa un pasticcio che non porta niente di buono a nessuno. 

Il risultato? Il film è venuto male, ha perso un sacco di soldi e Wes non era contento. E se Wes non è contento nessuno è contento.

Sorge spontaneo chiedersi allora perché lo abbia scelto per la Notte Horror di quest anno. Perché è tatone.

Lo so, sono una sempliciotta in questi casi, ma ho un debole per i teen horror, l'ho sempre detto. Questo non ama le etichette, perché in quanto pasticcio è difficile anche classificarlo in un genere piuttosto che in un altro, però gli voglio lo stesso bene che voglio a cosine ben migliori come So cosa hai fatto. 


In questo caso il protagonista è Paul, un giovane genio che si trasferisce con la mamma in una cittadina nuova perché è stato ammesso prima del tempo all'università. Paul si è costruito un adorabile robottino che risponde al nome di BB che gli serve per studiare al meglio le possibilità che la tecnologia può offrire per aiutare le persone. Lo sentite già dove sta andando a parare, vero?

Paul fa la conoscenza di Samantha, la vicina di casa, e si prende una cotta di quelle che non te le dimentichi più. (Beh, di sicuro Paul non dimenticherà mai la sua, se non altro) Quando Samantha ha bisogno di aiuto, ecco che intervengono Paul e BB a salvarla. Potrà mai finire bene sta faccenda? E infatti.

In questo film ci sono: l'inizio col trasferimento che io amo, forse perché ho fatto 8 traslochi in tutta la vita ed empatizzo o forse perché amo Casper; la cottarella giovanile, che è sempre adorabile da vedere; l'amico buffo; i bulli che vengono scansati con l'intelligenza e non con le botte; un robottino adorabile e, infine, un giovanissimo Victor Frankenstein, che ambisce a riportare la vita laddove di vita non ce ne sia più. Nel più semplice dei modi possibili, queste sono cose che bastano a farmi affezionare ad un film. Poi, chiaramente, possiamo parlarne seriamente, e dobbiamo dire che il film risente tantissimo delle milioni di modifiche fatte in post produzione: è talmente taglia e cuci che sembra un brutto vestito di Desigual. Nasce come sci fi però poi gli dicono che è troppo poco violento, allora lui aggiunge la violenza, però poi è troppo violento e insomma: una brutta storia. Eppure per qualche ragione ho finito per affezionarmici, forse per il faccino di Paul da piccolo impacciato ma determinato, forse per la comparsa della mamma della banda Fratelli, o forse anche solo per il nome del regista, che stava lì piazzato sulla copertina a dirmi che dentro avrei trovato roba buona. Non è stato oggettivamente così, ma ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa. (Scusate, devo uscire dal loop della famiglia Argento, mi serve un attimo)

Volevano che Wes Craven facesse un film più da Wes Craven, e così facendo l'animo di Wes l'hanno affossato insieme a tutti i soldi persi per sta roba. Un peccato, chissà cosa sarebbe stato se gli avessero lasciato fare quello che voleva.

martedì 3 settembre 2019

Notte Horror 2019: Society - The Horror

23:15
Ultimamente questo blog sta in piedi per miracolo. Gli eventi della blogosfera li salto quasi a priori perché so che non ci starei dietro come vorrei e pur dispiacendomene preferisco non fare nulla piuttosto che fare qualcosa ma farlo con i piedi.
Però, però, però.
Alla Notte Horror non si scappa, sono pur sempre una donna di sani principi.
E quindi eccoci qua, anche quest anno.


Prima o poi anche Society doveva arrivare da queste parti.
Sta lì, su Prime Video, comodo comodo per riguardarselo ogni volta che ci si sente giovani ribelli contro il sistema, bello sporco e ruvido come piace a noi.
Society - The Horror è un film pazzesco. Se leggete un blog di cinema dell'orrore come vorrebbe essere questo è chiaro che il film di Yuzna lo avete già visto, magari anche più di una volta, ma ne riparliamo insieme, perché è sempre un bel parlare.

Cominciamo come una bella storia teen di quelle che a me divertono sempre un casino. Ragazzi belli e abbronzati che giocano a basket in cortile, litigi con le fidanzate, feste esclusive a cui non si è invitati, armadietti scolastici...il kit base 'adolescente americano' c'è tutto e viene esposto come in un catalogo.

Però Society non è un horror adolescenziale qualsiasi, quindi non ci sono assassini seriali mascherati, niente fantasmi, niente case nei boschi, niente di quello che conosciamo (e amiamo). In Society i cattivi sono i ricchi, quelli che fanno gli ingressi in società, i giudici, i ragazzi più popolari della scuola, l'élite. E sono cattivi davvero, ché se dobbiamo fare una bella e sensata critica alla società allora ci mettiamo il carico da mille. Non parlo solo del famigerato finale, che se è così famoso avrà i suoi buoni motivi per esserlo, ma di tutto quello che succede prima: la crudeltà risiede proprio in famiglia, nel luogo sicuro, nel terapeuta, in chi dovrebbe aiutarti. L'adorato e lussureggiante nido domestico è in realtà la sede del più grande dei tradimenti, e del più sconvolgente degli amplessi.
Videocassette magicamente modificate, morti, scomparsi e matti che mangiano i capelli: Society non lesina su niente.

Ci butta dentro l'incesto, le alte cariche dello Stato,  una dose di splatter da levarsi il cappello e anche un ritratto ben poco felice delle forze dell'ordine. Non manca niente, non ha paura di niente.
Noi, invece, di quella società qua un pochino di paura faremmo meglio ad averla.
Mica lo dico io, ci mancherebbe.
Ci pensa Yuzna.

martedì 16 agosto 2016

Notte Horror 2016: Candyman

21:14
La mia presenza sulla blogosfera ultimamente fa pietà, non tanto per la miserabile quantità di post che pubblico (che immagino importare a me soltanto) quanto piuttosto per la latitanza dai vostri, di blog. Anche ora, in piena Notte Horror, notoriamente il mio periodo preferito dell'anno blogosferico.
Perdonatemi, ho perso un po' di motivazione. È da un po' di tempo che una battutina fattami nel momento sbagliato mi bazzica per la testa e mi rende più difficile stare qua davanti a parlare con voi. Ma ritorno, eccome se ritorno.
(Anche perché sto per concludere una maratona Evil Dead - film e serie - che mi ha appena ricordato che le teste tagliate con l'affettatrice sono il motivo per cui sto qua, e ne parleremo.)

Detto ciò, torniamo alla Notte Horror.
Non so mai bene con che film portare il mio contributo alla più lodevole e felice delle iniziative dei cinebloggers, ma quest anno sono andata sul sicuro: leggende metropolitane, omicidi, follia e insetti.
Per quelle due anime ancora prive della paura degli specchi, un brevissimo riassunto della trama: Helen è una studentessa che preparando la tesi di laurea si imbatte nella leggenda di Candyman, una gradevole presenza che si manifesta se lo chiami 5 volte davanti ad uno specchio.Se Candyman esista sul serio o se sia solo frutto dell'immaginazione, lo scopriremo noi insieme ad Helen.


Con queste cose qua (dicerie, misteri, leggende, creepypasta...) io ci vado a nozze. Mi intrattengono un sacco, e stanno in quel provocantissimo angolo di mondo in cui stanno le cose che non esistono, o forse sì. 
A me piace definirmi scettica, in linea di massima a queste storie non credo. Però ammetto di esserlo in un modo creativo, non ci credo ma le spalle me le guardo sempre, e se posso evitare di entrare in questi temi la sera diciamo che dormo meglio.
Helen no, lei è proprio una donna di scienza che non crede a niente e se possibile anche a un po' meno di niente. Non è la leggenduola metropolitana ad interessarla, è il contesto in cui è nata. Luoghi di grande degrado, di difficoltà economiche importanti, di criminalità, di speranze per il futuro perse per sempre. Cerco il Candyman per esplorare altro. E di certo non è l'esplorazione ad intimorirla. Entrare in questa realtà complessa non la spaventa, nonostante i tentativi di dissuaderla della sua amica. Ha scelto di entrare in un mondo brutto e sporco, e ne ha pagato le conseguenze.
Mi sento tuttavia di rassicurarvi: da abitante di una casa della residenza popolare garantisco che le nostre scale non sono così colorate.


Questi film che partono con un protagonista così forte delle proprie convinzioni mi attraggono sempre, adoro vedere il modo in cui si gira intorno alla questione per logorare le menti di chi è così ottuso da non vedere che il mondo è molto più ampio delle nostre idee. Che poi, povera Helen, è sbagliato pure dire che sia stata ottusa. È stata umana, comprensibile in ogni gesto. È stato dure vederla subire una serie di ingiustizie così potenti, il Candyman si è rivelato (a sorpresa, io onestamente mi aspettavo un fantasmino e tanti saluti) un personaggio viscido e crudele, privo di empatia e di sensibilità dentinale.
Se la prima parte è quindi piena di indagini sociali, di realtà urbane da scoprire e occhio critico, nella seconda (la mia preferita), la logica e la razionalità riempiono il trolley e vanno dritte dritte a prendere la strada delle meteore. Qua ci sono il sangue, e le apparizioni, e le camicie di contenimento. Ed è bellissimo.

Forse nel mio cuore non raggiunge la potenza di altri signori suoi simili, e in generale il film, pur essendomi piaciuto d non poco, non mi ha fatto certo gridare al miracolo, ma siamo in estate, bisogna guardare tutti gli horror possibili, è il sistema che ce lo chiede.
Iniziate pure con Candyman, poi passate a quelli di cui hanno parlato gli altri bloggeroni. Io porto le patatine.


martedì 11 agosto 2015

Notte Horror 2015: Buio Omega

22:15
Ho sempre saputo che prima o poi avrei guardato Buio Omega, per una ragione assolutamente inutile come quelle che solitamente caratterizzano la mia motivazione: lo splendido, incantevole, musicalissimo titolo.
Potrei intitolare così una raccolta di poesie, se ne scrivessi.
O un negozio di libri usati.
O un'auto d'epoca.

Potrei continuare per ore, ma forse è il caso di raccontarvi che l'incontro tra me e il film del buon Joe D'Amato è avvenuto grazie alla mia iniziativa preferita tra quelle dei cinebloggers, la mitica Notte Horror.

Insomma, in Buio Omega ho fatto la conoscenza di Francesco, imbalsamatore per passione (ma che razza di passione è, poi? ma che orrore) che decide di usare le sue conoscenze per conservare anche il corpo della sua amata defunta Anna, la quale ha lasciato il mondo dei vivi perchè colpita da un rito voodoo messo in piedi dalla governante non lucidissima di Francesco, Iris.

Mixiamo il vecchio e l'attuale.
Qualche giorno fa Mika, in relazione alle frasi omofobe scritte sui poster del suo concerto, ha scritto su Twitter che "L'amore fa quello che vuole."
Nel caso del tenerissimo cantante, significa innamorarsi di chi cavolo gli pare, uomo o donna o alieno che sia, come dovrebbe essere suo diritto se vivessimo in un paese civile.
In Buio Omega questo concetto è applicabile in un senso molto più malato e marcio. Talmente marcio da far spuntare la puzza di malsano dalla ventola del pc. In questo caso forse modificherei la frase in "l'amore ti fa fare quello che vuole".


Perché per quanto possa risultare poco credibile data la mia sintesi del film, si tratta in realtà di una storia d'amore.
Messa nelle mani del sopracitato Joe D'Amato, quindi già dobbiamo ringraziare che non sia infarcita di sesso come se piovesse.
Dobbiamo però dimenticare il romanticismo, la dolcezza, le tenerezze. Qua ci toccano la follia, gli omicidi, le imbalsamazioni. Qua ci tocca una donna che pur di avere accanto a sè l'uomo di cui è innamorata, è disposta a divenirgli complice nel crimine, se non addirittura ad incoraggiarlo. Con una freddezza e una capacità di calcolo che fanno temere che in realtà questa donna non sia folle come sembrava ci fosse stata presentata, ma perfettamente in sè, pur se crudele e inumana.
Questo circolo di terribile amore non si conclude però con quello che Iris prova per Francesco, ma prosegue con quello di Francesco per Anna, che in tutto ciò era l'unica che non faceva niente di male. Questo se possibile è l'amore più malato, che impedisce a colui che rimane di accettare la dipartita dell'amata, al punto da non riuscire nemmeno a liberarsi del corpo imbalsamato di lei.

Quindi è questo che siamo, per te, Joe?
Dei corpi?
Quegli stessi corpi che, svuotati di ogni contenuto, così tanto ti hanno fruttato con la pornografia?
E' il nostro corpo che ci caratterizza per quello che siamo?


Con ogni probabilità questa è una polemica sterile senza il minimo fondamento, ma per me è importante riportarvi ogni riflessione che un film mi fa fare.
E Buio Omega me ne ha fatte fare parecchie, nel suo riflettere in modo così inusuale sull'amore e su ciò che siamo disposti a fare per esso. Certo, non starò qui a dirvi che il film effettivamente ha dei difetti grossi quanto la vasca dei lamatini dell'Acquario di Genova, perchè sono evidenti anche ad un occhio poco esperto come il mio. Principalmente è recitato dalla squadra di cuccioli del Canile del paese di fianco al mio.
Mi sento di passarci su perché è stata una visione intrigante, piena di fascino e con una colonna sonora che se per favore il signor Elfmann (che pure mi piace, eh, sia chiaro) volesse spostarsi là porta è di là, grazie.
E soprattutto è una visione per stomaci preparati.
Da tantissimo tempo non vedevo film violenti o particolarmente gore, ma in pratica con un'ora e mezza di Joe D'Amato mi sono abbondantemente rimessa in pari.

Anzi, credo di essere a posto in quanto a sangue per i prossimi mesi.

martedì 19 agosto 2014

Notte Horror: Dellamorte Dellamore

22:36
C'era una volta una blogger.
Tutta brillante e sbarazzina, il suo nome era Erica.
Un bel giorno, Erica, che pensava spesso con nostalgia agli anni passati, scrisse una lettera ai suoi amichetti blogger chiedendo ad ognuno di riportare in auge la 'Notte Horror'.
Ma di cosa si trattava?
Voi, miei piccoli lettori, sarete troppo giovani per ricordarla, ma qualche anno fa, in televisione, trasmettevano ogni martedì dei film horror. Proprio quei film che voi, piccoli lettori, ancora non potete vedere.
Motivo per cui la favola finisce qui.
Tutti a letto, dai.

(1993, Michele Soavi)


Dellamorte Dellamore
sottotitolo: come si diverte Tiziano Sclavi a prendere per il sedere i suoi fanZ.

Perchè se scrivi un romanzo, poi lo lasci nel cassetto, poi inizi a pubblicare un fumetto che diventa una BOMBA e tutti lo amano, e i due protagonisti sono UGUALI, ma dopo mi dici: 'Ma no, non è il film di Dylan Dog!', allora mi prendi per il culo.
Perché allora non gli facevi guidare il maggiolone, a Francy! Allora gli davi un'altra pistola!
E non mi interessa se poi ti sei ispirato, se Dellamorte è stato la tua bozza per poi stendere il (capo)lavoro definitivo con Dylan, non mi interessa.
Ti sarai divertito un casino a sfotterci.
E sai la verità?
Mi sono divertita pure io.
Per tutto il film ho cercato simbolismi, metafore, collegamenti e citazioni tra i due signori con la faccia di Rupert Everett. Sono arrivata addirittura a considerare il teschio puzzle come un precursore del veliero di Dylan.

Fatto sta che, Dylan Dog o meno, Francesco Dellamorte è il custode di un cimitero. Vive proprio lì, nel cimitero, con Gnaghi, il suo assistente, segni particolari: tutti.
Una specie di Hodor prima dei tempi.
Andrebbe anche tutto bene, se non fosse che in quel cimitero i morti risorgono. Entro 7 giorni, che questi hanno la scadenza come lo yogurt, escono, si fan due passi e puntualmente si pigliano una pallottola in fronte da Dellamorte che è lì per lavorare e mica per star seduto a leggere la guida del telefono.
Pensate che questo possa far bene ad una mente umana?
Non è così, claro.


Tempo fa, parlando di Cannibal Holocaust polemizzavo sul fatto che i film che ancora oggi fanno parlare di sè non ci sono necessariamente i miglliori.
Difatti, parlo per la mia generazione, non è che DD se lo filino in molti, a meno che non si urli TETTE! allora branf! tutti pronti a vedere.
(sì, preadolescenti horny, ci sono delle tette.)
Eppure, è un filmone.
Non si vincola ad un genere netto e deciso, gironzola qua e là tra l'horror e la commedia, ci sono certe scene con dei tempi comici perfetti (vedi la scena della testa nel televisore) ma ci sono anche bei momentini splatter che ve li raccomando.
Alcuni quasi di violenza psicologica: avreste dovuto vedere il repentino allargarsi delle pupille di R quando il medico tira fuori le forbicione.

(A questo proposito, la scena dopo era prevedibilissima, ma quanto fa ridere vederlo svenire?)


Oltre alle risate, che ci sono e sono di quelle sincere e a volte anche nonsense, che a mio parere sono le più belle, ci sono però anche momenti più seri e interessanti.
No, non fa paura.
Non inquieta nemmeno.
Ma ci sono gli zombi, tanti zombi.
Romantici, scout, sindaci, geometri, di ogni.
Una società di zombi.
E questo ci piace molto, anche se da queste parti non abbiamo capito molto bene perchè lo zombie sindaco parlasse e gli altri no.
Ci sono certe inquadrature del cimitero controluce, con tanto di corvo sulle tombe in dotazione, che sono una meraviglia.
Poi ci sono anche momenti in cui sembra che il cameraman stia girando sulla ghiaia in monopattino con la camera in braccio, ma qua siamo in un film cazzone e non ce ne frega niente.


Perché qui c'è il tenero Gnaghi, che con la sua bella faccia tonda e i suoi 'GNA!' scalda il cuore,
Eppure anche lui all'occorrenza qualche bella badilata la sa tirare.
Perché c'è Anna Falchi che è una e trina come nostrosignore e non si capisce proprio benebene cosa stia succedendo, ma in fondo che ce ne frega a noi, che qua abbiamo un uomo che quasi si faceva evirare per niente.
Perché alla tele si vede Blob e io Blob lo amo tanto.
Perché c'è una testa zombie che si vuole sposare, e che VOLA.
Perché ad un certo punto iniziano i morti veri (cioè, ci sono vivi che muoiono) e quando il detective vede l'assassino con l'arma gli urla 'Ah grande, tienila che ti serve per difenderti!'
Perché c'è un'inquadratura random del primo piano di un cavallo, così, tanto per.
Perché uno degli zombi è una suora, però pare un uomo.
O viceversa.
Perché è un gran minestrone di film, con mille cose dentro, ma ce ne fosse una che non mi ha fatto impazzire.
Perché c'è pure il finale filosoficheggiante.
Qua non si scontenta nessuno.
Perché un morto esce dalla tomba con la MOTO (sottofondo musica tamarra perché sì) e la sua morosa gli corre dietro e si fa MANGIARE.
La follia amici.
O meglio.
L'intelligenza nascosta dietro una battuta demenziale.
Gnà.

Disclaimer

La cameretta non rappresenta testata giornalistica in quanto viene aggiornata senza nessuna periodicità. La padrona di casa non è responsabile di quanto pubblicato dai lettori nei commenti ma si impegna a cancellare tutti i commenti che verranno ritenuti offensivi o lesivi dell'immagine di terzi. (spam e commenti di natura razzista o omofoba) Tutte le immagini presenti nel blog provengono dal Web, sono quindi considerate pubblico dominio, ma se una o più delle immagini fossero legate a diritti d'autore, contattatemi e provvederò a rimuoverle, anche se sono molto carine.

Twitter

Facebook