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lunedì 12 giugno 2017

The town that dreaded sundown

11:17
Ogni volta che negli ultimi mesi ho aperto un sito di streaming, per scegliere il film da vedere, sono incappata in questo. Mi dicevo che il titolo era un gran bello ma poi lo lasciavo lì, e mi lasciavo prendere da altro.
Oggi mi sono decisa.



Texarkana è una città che si trova sul confine tra Texas e Arkansas. Negli anni 40 era stata vittima di una serie di brutali omicidi, per mano di un serial killer chiamato Il Fantasma. 60 anni dopo Il Fantasma è tornato.

Ho questa impressione, che potrà essere confermata o smentita dagli amanti del cinema in senso più 'tecnico' di me: negli ultimi anni sono spuntate pellicole che hanno una grossa caratteristica comune e che alla fine della fiera si sono rivelati alcuni tra gli horror migliori del periodo. Prendono gli elementi 'canonici' di un particolare sottogenere (lo slasher regna incontrastato), li mettono tutti bene in fila su un tavolo, poi si lanciano sul tavolo e fanno l'angelo con le braccia e le gambe per spostare tutti questi elementi e rimescolarli, dando loro nuova luce, nuovi significati, pur rimanendo fedeli alla loro natura.
Il primo film che ho notato (nella mia ignoranza) fare questo giochino è stato Quella casa nel bosco, osannato come l'horror dell'anno del 2012 (che aveva comunque altre uscite interessanti). Ci sono stati poi It follows, The final girl, e, oggi, The town that dreaded sundown. Dove con oggi intendo tre anni fa, ma ci siamo capiti. Quest ultimo, in particolare, non è solo una rivisitazione di un genere che sembra essere il più diffuso anche tra chi gli horror non li guarda, ma è anche un monumento al film di cui è remake e che io, colpevole, non ho visto. Il film del 1976 è in tutto e per tutto un personaggio fondamentale del suo remake, rendendo quello del 2014 un film intrigantissimo. È metacinema felicissimo di esserlo. 
Oltre a ciò, è anche uno slasher con tutti i crismi, con il villain con la maschera, le morti violente e tutto il resto, sempre per quel discorso che gli elementi classici non vengono toccati ma solo riadattati. 
Ma la cosa più importante, che se vogliamo essere onesti nel mio cuore batte tutto il discorso sopra, è che The town that dreaded sundown è un film bellissimo, pieno di colori e movimento, 
E tanto mi basterebbe. Se poi c'è anche il resto, beh, io non mi lamento.

giovedì 29 settembre 2016

Streghe di Blair varie ed eventuali

18:42
Da quando il trono di Sfigheira mi è stato consegnato, me ne sono successe di tutti i colori.
Una su tutte: 
'Ah, quest anno faccio proprio la tessera del cinema, eh! Così risparmio e ci posso andare spesso!'
E quelli del cinema:
'Cosa dite, quei giganteschi e infiniti lavori li facciamo quest anno? Così niente di decente o anche solo accattivante verrà messo in tabellone?'
Fine.

Tutti state parlando del remake di The Blair Witch Project, che mi sarebbe piaciuto tanto vedere in sala. E io non ci posso andare.
Ergo, con fare risentito e conseguente pestata offesa di piedi per terra, eccomi qui, nell'amarezza di casa mia, a fare una minimaratona di streghe di Blair.

The Blair Witch Project (1999)


Tutto quello che sta 'dietro' al primo film della serie delle streghe di Blair mi piace da matti. L'idea, la quasi totale assenza di copione, i pochissimi soldi investiti, la strepitosa campagna marketing. Quando ne leggo in giro gongolo. Mi basta poco? Mi basta poco.
[Se non sapete di cosa sto parlando, eccovi serviti: il BWP parla di tre ragazzi che si avventurano nei boschi della fittizia cittadina di Burskittville, armati di un paio di telecamere, per realizzare un documentario sulle locali leggende a proposito di streghe, sparizioni di bambini, boschi infestati..]
Poi inizia il film, ed Heather inizia a parlare. Guardate, vi posso giurare che questo non inficia il mio giudizio sul film (a me BWP piace ed è sempre piaciuto, a partire dal titolo che amo), ma se non comunico per iscritto la mia ostilità verso questa DEFICIENTE rischio di esplodere. 
Gli errori sono umani. Sono entrati nel bosco, si sono persi, capita. Si sono persi seguendo le indicazioni di una tipa che si è detta convinta di sapere la strada giusta. Non ha minimamente preso in considerazione la possibilità di essersi sbagliata: lei sa la strada. L'errore è umano, ma se insisti allora ti meriti gli insulti in caps lock nei post degli sconosciuti su internet. Fin qui, potrei anche perdonarti, Heather. 
Poi, però, succede che Mike, in un momento di rabbia e sconforto, calcia via la cartina, e le loro possibilità di ritrovare la strada diminuiscono notevolmente. Idea geniale? No, ovviamente. Cosa fa Heather? Quella che, ricordiamo, non solo li ha condotti qui, ma ha anche contribuito attivamente al loro perdersi? Lo copre di insulti, urla, lo morde.
Allora sei pazza. Qual'è il tuo problema, bimba? Hai sbattuto la testa da piccola? 
Mike, ricordiamolo, è l'unico personaggio con reazioni umane fin dal principio. Ha paura, molta, è scoraggiato. Eppure riesce a difenderla quando Josh (anche lui giustamente incazzato nero) la aggredisce verbalmente ricordandole tutte le brillanti idee da lei avute nel corso del breve film. Poi la sento frignare che il film 'è l'unica cosa che le rimane' con quella detestabilissima voce che il doppiaggio italiano le ha donato e allora vorrei picchiarla. Ma picchiarla proprio forte. Il suo realizzare solo di fronte all'ovvio le sue responsabilità mi commuove tanto quanto mi aveva commosso quel coglioncello di Alexander Supertramp: per niente.
Aldilà del mio giudizio su Heather (che se mi conosceste sapreste essere applicabile ad un buon 80% delle persone che conosco), BWP è un bel film, di quelli in cui te la fai discretamente addosso pur vedendo poco e niente. È tutto buio e non ce ne dispiacciamo troppo. Non è tra i film che mi hanno sconvolta dalla paura, e non è nemmeno tra i miei preferiti, se vogliamo dircela. Però è un buon film, ogni tanto lo rivedo volentieri. E poi che i film finti amatoriali siano il mio feticcio è ormai cosa nota, e il mio guilty pleasure è nato da qui.

*Qua in mezzo ci andrebbe Blair Witch 2, che non ho alcuna intenzione di rivedere dopo essermi clamorosamente addormentata alla prima visione*

Blair Witch (2016)




Mi piace un sacco quando i remake/sequel sono così legati all'esistenza del primo film. Quando questo poi viene citato chiaramente scodinzolo allegramente.
L'introduzione quindi non può che piacermi: Heather, la deficiente di cui sopra, aveva un fratello minore. Questo, un po' ossessionato dalla sua scomparsa, parte con alcuni amici per tornare nel bosco di Burskittville e cercare nuove informazioni.
Che fai, non ce lo fai un documentario?
Ce lo fai, e speri che le giovini blogger di cinema della pauraccia non lo guardino subito dopo aver rivisto il tuo ispiratore. Perché se succede finisce che le blogger in questione a 35 minuti dall'inizio siano annoiate a morte, perché vedere ragazzi che camminano nei boschi e poco altro alla lunga può essere impegnativo.
Mi è piaciuta molto la tattica alla Lake Mungo: cosa che spaventa, sdrammatizzazione della stessa, poi la paura vera. Paura che effettivamente c'è, nella dimensione in cui un film con cose strane e indefinite che succedono nei boschi vi può fare paura. Sta anche un po' a sensibilità personale. Io, che sono piuttosto cagasotto, non mi sono sconvolta più di tanto, forse perchè le scene 'peggiori' erano state in parte rovinate dal trailer.
Stiracchiato il found footage, ma effetto mal di mare quasi scongiurato. Io, quantomeno, non l'ho sofferto.
Insomma, forse questa parte di post è piuttosto chiara anche nello 'stile': mi sono annoiata un po'. Ribadisco, BWP non è tra i miei preferiti della vita forever, però mi intrattiene con interesse fino alla fine, qua mi sono sentita meno coinvolta e meno spaventata.


Nei boschi, comunque, non prevedo di dormirci a breve. 

mercoledì 9 marzo 2016

#CiaoNetflix: The Grudge

16:20
Questo paradisiaco servizio un difetto doveva avercelo. Lo amo a sufficienza da lasciar correre, ovviamente, ma il suo catalogo horror per il momento fa piangere.
Siamo intorno alla trentina di titoli, tutti grossomodo famosi, Saw, Silent Hill, The Ring. . .il filone per ora è quello.
Si trovano anche cosine più intriganti, eh, c'è quella preziosa valle di lacrime che risponde al nome di The Orphanage, ci sta Existenz, e pure Sharknado. Ma siamo lontani dalla sufficienza per ora. SO che col tempo cresceremo insieme, io e Netflix-.

Per dimenticare le faccette della Judith di cui parlavamo ieri mi sono messa a rivedere un horror uscito nei miei anni del liceo, pieno periodo in cui ogni titolo era remake di qualcosa altrimenti non lo facevano uscire.
The Grudge forse è uno dei più famosi, uno di quelli che hanno visto anche i sassi.

Se voi non apparteneste alla specie minerale, mi tocca raccontarvi che è la storia di Sarah Michelle Gellar e Max di Roswell, Lei è un'assistente sociale, grossomodo, va a fare una visita a domicilio ad un'anziana. In casa ci stanno i fantasmi.
Tutto chiaro?
So che è complesso, ma fate uno sforzo.


No, dai che scherzo, non c'è niente di meno complesso di The Grudge.
In un altro momento lo avrei liquidato come FDC, ma in realtà non è riuscito a farmi antipatia.
Ci prova a ricalcare i suoi amici orientali, ma a parte parecchi occhi a mandorla, un paio di fantasmi che più classico di così c'è solo il lenzuolino con i buchi, di jappo ci riesce proprio pochino. Non che io mi consideri un'intenditrice, sia chiaro.
Ma qui è tutto troppo patinato e sbrigativo per riuscire a suscitare anche solo un po' di inquietudine, ci prova lui, povero, ma non gli riesce.
Secondo me è anche colpa del cast di canidi, che sembra spaventato tanto quanto il mio gatto quando parte la centrifuga della lavatrice. Stesso livello di timore, un saltino leggero e fine, livello di consolazione necessaria: rumore della scatola dei croccantini.
Quando le persone parlano dei cliché degli horror tendo ad innervosirmi, ma se ne volete un breve compendio, vi è servito su di un piatto d'argento, tiè, prodotto da Raimi. Il pacchetto comprende anche lo spaventino finale che tanto ci aggrada.

E no, stavolta non mi sono emozionata, nemmeno con la triste sorte dell'amore non ricambiato, non c'è stato verso di prendermi in alcun modo.


Ribadisco, voglio un po' di bene a tutta la faccenda, al periodo a cui è legata, alle colline che hanno ancora gli occhi, ai fantasmi giappo che però sono americani, alle telefonate che ti diagnosticano i tuoi ultimi 7 giorni e al fatto che fossero praticamente tutti dei filmacci tremendi ma che in fondo gli volessimo un po' di bene, perché vederli ci faceva sentire delle femmine toste.
A quell'età, certo.
Anche perché rivisto oggi The Grudge ci regala uno dei peggiori personaggi femminili che si ricordino, in confronto a questa Gellar siamo tutte delle Sigourney Weaver.

sabato 11 aprile 2015

Il fenomeno Amityville: parte III

15:03
Miseria che pagliaccia.
Settordici rubriche iniziate sul mio spazio preferito del webbe e manco UNA DICO UNA conclusa.
Ottimo lavoro.
Siccome però non voglio che la redroom prenda polvere e ragnatele più di quante già non ne abbia per sua stessa natura di posticino cupo e gotico (ssssse), riprendiamo in mano qualcosa qua e ricominciamo a parlare di Amityville.
Se pensavate che il mio essere intrigata dalla vicenda sia esaurito solo perché ho messo in pausa l'argomento, beh, vi sbagliavate.

Ci siamo lasciati parlando di Amityville Possession, secondo film uscito, che come gadget di fine visione ci aveva lasciato la cagarella. Dopo di lui sono arrivati altri 6 (SEI, SEI!) film, di cui la maggior parte destinati alla tv.
Per questo ho deciso di trasformarmi in una specie di Marty McFly e volare dritta dritta al 2005, quando tale Andrew Douglas ha detto:
'Oh ma nessuno si caga Ocean Avenue da un po', che dite, ci torniamo?'

Ci sono tornati.

The Amityville Horror - 2005 - Andrew Douglas

Ormai ne abbiamo parlato tempo fa: ad inizio anni 2000 era tutto un riportare in sala film anni 70-80 come se fosse l'unica cosa possibile. Ovviamente il 112 di Ocean Avenue non poteva essere immune da tale invasione, per cui siam qui.


Stavolta George Lutz è Ryan Reynolds.
Trattenete lo sguardo sgomento, ci torneremo.
La storia è sempre la stessa: Robert DeFeo Jr uccide la sua famiglia nella loro casa. Casa che verrà poi acquistata dai Lutz: mamma, papà e tre bambini.
La permanenza non sarà esattamente gradevole, ma già lo sapete.

Sono passati quasi 30 anni dall'originale, ma è davvero cambiato qualcosa?
Temo di no.
Il primo Amityville era abbastanza mediocre, non certo un film che colpisce. Questo è mediocre pure.

Il cast è molto MEH.
Io non è che abbia qualcosa contro Ryan Reynolds o Melissa George, i genitori. Davvero.
Ma cosa avranno avuto, 25 anni?
Con un figlio di almeno 10/12?
Mah.
Certo, c'era pure una piccola e ttttenera Chloe Grace Moretz, che nell'horror a continuato a bazzicarci per un po'. Ecco, lei era tanto bellina.

I bus ci sono, alcuni anche abbastanza efficaci, effettivamente. I mostri brutti e putridi qui vanno via come il pane.
Ma l'atmosfera è del tutto assente, SPOILER l'happy ending era cristallino dal principio, cosa che non dovrebbe essere perché mica tutti gli spettatori sanno com'è andata la vicenda 'realmente'. Non c'è tensione, non c'è ansia crescente. Anche perché nel giro di 20 minuti si è passati da Raianreinolds adorabile bellissimo desnudo paparino tenero e marito meraviglioso a brutti infame maleducato. Non c'è una discesa nel vortice, non c'è una caratterizzazione tale che ti permette di cogliere i cambiamenti in modo radicato e terribile. 5 minuti e prima abbraccia la bimba e poi quasi prende ad accettate la mano del bambino.


Certo, qualcosa di buono c'è: ho amato l'attenzione ai dettagli della casa. Rubinetti, finestre, grate, tegole. Sono presenti, messi in evidenza. E in una saga in cui la casa fa tipo il 50% del fascino, direi che è sempre gradevole darle l'importanza che merita.
Certo, una bella casa non basta.
Ma poteva andarci peggio.

Ad oggi, almeno, ho la mia precisa opinione sulla vicenda.
I Lutz sono stati subdoli. Hanno sfruttato una tragedia reale e ci hanno lavorato su fino a sanare i debiti della loro famiglia.
E questo potrebbe anche essere eticamente scorretto, se vogliamo. Anzi, dai, è ovvio che lo è.
Ma qua non si fanno certo lezioni di morale, non è quello che mi interessa.
Il risultato di tale operazione è un fenomeno davvero intrigante. Serie (lunghissima) di film, libri (di cui parleremo), documentari. Tanti di questi sono prodotti davvero poco potenti, eppure la saga non ha mai subito una battuta d'arresto, anche questo è interessante. Tutto nato da una bugia ben raccontata. E a cui tutti (o quasi) hanno creduto fino al momento della 'smentita' ufficiale.
Io ci ho creduto.
Mi spiego meglio: non credo alle mosche che escono in massa ad aggredire il prete, non credo ai cimiteri indiani che fanno resuscitare le altre persone.
Credo nel potere della suggestione.
Ci credo sinceramente che una persona, magari stressata dalla vita (ma non lo siamo poi tutti?), magari piena di debiti che ha fatto per comprare quella stessa casa, magari angosciata da pensieri di natura varia, e magari un po' credulona o ignorante, possa farsi condizionare da un'abitazione misteriosa.
Ci credo che uno possa auto inquietarsi, auto convincersi che qualcosa non va, fino al punto in cui i suoi timori si rivelano fondati.
Ma tant'è, era una bufala.




mercoledì 12 marzo 2014

Come out and play

14:25
(2012, Makinov)

HO SBAGLIATO FILM.
Ma si può?
Volevo vedere The Children, ma non mi ricordavo il titolo.
Come si fa a dimenticarsi un titolo scontato come The Children?
Niente, ho visto questo, allora vi parlo di questo.

Una coppia in vacanza decide di fare una scampagnata su un'isola. Arrivati sul posto si accorgono che l'isola sembra abbandonata da chiunque abbia più di 12 anni, non ci sono tracce di adulti, ma di bambini pullula. Chissà come mai?

La premessa sul regista stavolta è obbligata. Il signore in questione si chiama Makinov. No, non davvero, è un nome d'arte. Comunque, questo bizzarro personaggio gira SEMPRE (agli eventi pubblici almeno, spero che non si conci così anche per andare al gabinetto) con un cappuccio in testa. Il che mi fa pensare a The Orphanage e allora piango un po'. Ha un account Youtube dal nick che lo proclama a nostroeternosignore e ha girato un video in cui espone il suo pensiero. Guardate tutti ammirati.


Tutto sto personaggio per girare cosa?
Un remake.
Ma non un remake normale, no no, praticamente la copia sputata ripresa per ripresa di un film con la piccola fama del cult come Ma come si può uccidere un bambino?
Tipo Quarantena con Rec, per intenderci.
E se vi è scappato il va a cagare, non siete soli.

Appurato che per motivi ovvi non poteva uscirgli male, bisogna riconoscere che nemmeno gli è uscito benissimissimo, rendendone difficilissima qualsivoglia recensione.
Quanto piacciono a me i superlativi assoluti, a nessuno.
La vicenda ha inizio con Francis, che a scanso di equivoci è l'uomo della coppia, che cerca in un bar  una barca a noleggio per allontanare la moglie incinta dal luogo un po' troppo caotico in cui sono in vacanza. Lo fa con un'espressione talmente strana che per tutto il tempo della scena ho pensato che fosse uno di quei film in cui all'inizio mostrano la fine e lui, traumatizzato, cercasse una barca per fuggire. E invece no, quindi temo fosse vittima di coliche renali.


I due arrivano sull'isola, la trovano deserta fatta eccezione per i bambini e non sembrano affatto preoccupati. Anzi, prendono da bere e da mangiare aggratis (ok, questo l'avrei fatto pure io), fanno foto, vanno all'hotel e blablabla. Poi vedono una bambina far fuori un nonno e non gli passa manco per l'anticamera del cervello che non sia una coincidenza.
Eppure non mi sembrava ci fosse bisogno di Adam Kadmon per svelare il mistero.

Il problema grosso grosso è che non succede proprio niente. Fuga, pausa, fuga, pausa, fuga, un morto o due, un morto inaspettato, fuga, fine. Certo la trama non è il punto forte del film. E nemmeno l'azione, ecco.
Mi dispiace soprattutto perché ci sono vari aspetti del film che potevano essere davvero interessanti e invece sono buttati lì in modo pressapochista. Per esempio il rapporto di coppia. Se incentri tutto il film su due personaggi soli hai la possibilità di approfondire, di perlustrare, di rendere intrigante, invece sono buttati lì, sulla pellicola, a scappare dai bambini malefici. Peccato.
Ecco, a parte il momento in cui lui, Francis, lascia DA SOLA la moglie INCINTA DI 7 MESI a fare la guardia all'hotel con in giro dei KILLER.
Vile!


Ammettiamo però che certe positività ci sono. La violenza non è mai (o quasi) mostrata platealmente, è solo lasciata supporre, come piace a me. Il tutto è ambientato di giorno, quindi non ci sono giochi di luci ed ombre, ma solo musicali, che tutto sommato sono buoni. E poi va beh, ogni film con i bambini cattivi si presta a varie riflessioni, uccidere, non uccidere, sono solo bambini, ok ma anvedi tu che bambini infami, cose così. Non è un merito di questo film in esclusiva, ma è bene ricordarlo.

Insomma, dopo questa visione Makinov mi sembra solo un gran montato, soprattutto dopo aver visto l'uscita del suo nome a caratteri cubitali e ben scanditi nei titoli di coda.
Evitatelo pure, poi magari qualche giorno ci spariamo tutti insieme l'originale.

domenica 19 maggio 2013

La Casa, Fede Alvarez

09:50

Titolo originale: Evil dead

Anno: 2013

Durata: 91

Trailer:



Lo sentite l'Halleluia di Handel risuonare nell'aere?

Se non lo sentite, sentitelo.





Mi sento come il dottor Frankenstin che strilla che SI. PUò. FARE.

Ho convinto Erre (graziegrazieamoreseiunameravigliagrazietiamounsacco) a portarmi a vedere Evil Dead.

E sì, ci sono riuscita solo DOPO la fine della Festa del Cinema, quindi me lo sono anche pagata a prezzo intero.
Ma va benissimo, gli avrei anche dato 10 euro, mi bastava riuscire a entrare finalmente in quella caspita di sala a coprirmi gli occhi davanti alla quantità (che sono quasi certa sia illegale in almeno 4 paesi del Sud-Est asiatico) di sangue che sapevo mi avrebbe fatto compagnia per quell'ora e mezza.

Lo so che la trama la sapete tutti quanti perchè maledetti ci siete andati prima di me, ma eccola comunque.



Mia è una tossicodipendente che nel suo processo di disintossicazione trascorre un fine settimana con il fratello e alcuni amici. Giunti sul posto, guidati da uno strano odore, scendono nella cantina dell'abitazione, dove troveranno uno strano libro da cui uno degli amici legge un brano. Purtroppo, questo brano risveglierà qualcosa di non proprio ospitale. . .

Avevo letto le recensioni di vari 'colleghi' blogger, quindi sono entrata in sala sapendo esattamente a cosa sarei andata incontro: un film buono, per qualcuno molto buono, non all'altezza dell'originale ma era chiaro da principio che l'originale era materiale irraggiungibile, graziealpiffero.
Non ne sono uscita delusa, da questo punto di vista.
Le stesse sensazioni che avete avuto voi, le ho avuto anche io, ed ecco i motivi.



Mi è piaciuto il fatto che per tutta la durata si sia strizzato l'occhio al vecchio (in senso strettamente anagrafico, non offenderti piccino che per me sei giovanissimo) film senza però eccedere. Sembrava che Alvarez dicesse: 'Vedi? Ti cito, ti ricordo, ti amo, ma devo tagliare il cordone ombelicale e fare qualcosa di diverso!'
Apprezzato.
Insomma, io i remake non li tollero. Quindi se proprio me lo devi fare perchè se non lo fai rischi la prematura dipartita, almeno dimostrami che il film che stai 'rifacendo' ti piace molto. E la sensazione che ho avuto è che la passione si sentisse.

L'introduzione della questione droga è stata una mossa intelligente. Perchè non so se avete visto (ma sicuramente sì, devo smettere di sottovalutare il genere umano) 'Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino', ma le scene di astinenza si prestano che è un piacere a tutta la serie di fraintendimenti iniziali astinenza/possessione. Così come si presta a riflessioni più profonde del tipo 'la droga è come un demone che si impossessa di te e della tua vita' ecc ecc, che però io non faccio.

E gnente, siamo arrivati al punto in cui l'amico quello antipatico (ma mai quanto la squinzia bionda santo il cielo) legge le formule sul libro e risveglia il demone. Da qui partono tante di quelle scene splatter, ma tante, che non c'era un attimo di respiro, o chiudevi gli occhi tutto il film o te le sorbivi tutte quante. Scelta obbligata, la seconda.

Pare chiaro che sono quelle, ciò in cui si è investito. Ed è stato un buon investimento, perchè la loro porca figura la fanno e danno al film un tono assai più cattivo del film di Raimi (anche se le dita negli occhi a Scott restano imbattute).

E il finale, TUTTO QUEL SANGUE. Sam, in un'altra vita apri una fabbrica di sangue finto, o producitelo da solo adesso e caccialo in tutti i film che produci, così ci fai ancora più soldi. Nel caso, assumimi.

Un'altra cosa che ho notato è stato il fatto che molte recensioni che ho letto descrivono La casa come un film molto serio e serioso, ma io un paio di grasse risate me le sono fatte eh. Manca completamente quell'atmosfera quasi demenziale della prima trilogia (L'armata delle tenebre manco sfiorata, per dire) ed è cosa buona e giusta perchè sono prodotti diversi, ma. . . Eric è scivolato sulla lingua che Olivia si era appena tagliata! È disgustosamente ridicolissimo!

Non faccio altri esempi per evitare lo spoiler, ma insomma, ci siamo capiti.



Siamo arrivati al punto in cui dico cosa non mi è piaciuto.

Quando ho letto che tra gli sceneggiatori c'era Diablo Cody mi sono un po' cascate le braccia perchè da lei mi aspetto battute pungenti, sarcasmo, frasi brillanti, che qui non ho trovato. Anzi, per quanto mi riguarda credo che avrebbero anche potuto starsene zitti tutto il tempo.

E siamo tutti d'accordo che la questione della mamma pazza era tranquillamente evitabile vero?

Quello che mi dispiace è che alla fine il film non faceva paura. Faceva disgustare (se solo ripenso ad una delle scene finali sento tutte le cellule del mio polso che urlano disperate), faceva fare qualche sano saltello sulla sedia, ma non faceva Paura.


Ma se io un giorno dovessi mettermi a girare un remake (e non accadrà), che guardacaso sarebbe anche il mio primo film, e mi uscisse come è uscito ad Alvarez questo Evil Dead, io sarei MOLTO fiera di me.





(Amisci, offtopic. Mi potete spiegare il motivo per cui il mio pc è da almeno un mese che non mi fa aprire il blog di Mr Ford?)


mercoledì 17 ottobre 2012

Maripensiero: i remake.

14:46

Cercherò di scrivere questo post respirando profondamente e cercando di trattenere le parolacce, che non sta bene.

Il Maripensiero di oggi è sui remake.

Per i pochi che non lo sapessero, un remake è il rifacimento di un'opera già esistente. Ne esistono di varie tipologie, ma il succo è quello, non ci si scappa.

Bene, ecco il sunto: mi stanno profondamente sul cazzo. (ops, m'è scappato.)

Io davvero capisco che dopo anni e anni e anni di produzione cinematografica sia difficilissimo riuscire a trovare qualcosa di nuovo, innovativo e originale. Lo riconosco. Ma per quale razza di assurdo motivo prendere le idee di ALTRI e specularci su? La risposta era insita nella domanda. Per SOLDI.

A tutti piace il denaro, per carità, io di sicuro non auspico a una vita da clochard. Ma rubare i prodotti creati da altri e nascondere il reato sotto il nome di 'remake' è una carognata! Guadagnare soldi sul lavoro altrui. Non si può vedere.

Nel mondo horror, poi, la moda dei remake è diffusissima, ne sfoderano uno all'anno (quando vogliono stare scarsi) con la leggerezza con cui sfoggerebbero degli anelli di diamanti.

Se io rubassi una maglietta di un'altra persona, non la indosserei così orgogliosamente.

E vogliamo parlare della mania tutta americana di prendere in prestito film stranieri per rifarli con i loro superbudget? Rec che diventa Quarantine, la meravigliosa trilogia Millennium americanizzata con Daniel craig, Ju-On che si trasforma in The grudge..

E il prequel/remake/casinoebasta de 'La cosa'?

La mia ira di oggi da cos'è causata? Ho appena letto quali saranno i remake che presto vedremo nelle nostre sale. Io vi riporto parte dell'elenco, a voi il giudizio.

  • Carrie.
    L'originale, tratto da un romanzo di Stephen King, è del 1976. Cult da subito, da sempre, ancora oggi dopo anni. Era necessario rifarlo? Ovviamente NO.
  • La casa.
    Partorito dal geniale Raimi nell'80, ne parlo qui--> (http://marisredroom.blogspot.it/2012/09/la-casa-sam-raimi.html) Il mio amore per questo film è sconfinato. Era perfetto così, non ci saranno degni successori.
  • Pet sematary.
    Ok, questo non lo amo, come dico qui (http://marisredroom.blogspot.it/2012/09/cimitero-vivente-mary-lambert.html). Voglio dare una possibilità al film solo perchè mi piace il romanzo, sempre di Stefano Re, bellodemamma, solo perchè il primo film faceva schifo. Ma comunque non approvo.
  • Il corvo.
    Il corvo? Stiamo scherzando? Voglio vedere chi si fa scritturare per la parte di Brandon Lee. Ci vorrebbe un gran coraggio, comunque. Quando un film ha segnato così tanto una generazione, toccarlo è quasi blasfemia.
  • Dirty dancing.
    Non è horror, ma è il film della mia infanzia. Intoccabilissimo!
  • La storia infinita.
    Giuro che è vero, vogliono rifare la storia infinita. Data prevista: 2014, l'originale era del 1984. Mi vien da piangere.
  • Gli uccelli.
    Presente il film di Hitchcock del 1963? Quello.
  • My fair lady.
    Sapete a chi vogliono dare la parte della divina Audrey? A Carey Mulligam. Cercatela su Google, e fate un paragone. #nowords.



Ne volete sentire altri? Usciranno: Robocop, Barbarella, Un lupo mannaro americano a Londra, The orphanage e Highlander.

Bello schifo.

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