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giovedì 6 aprile 2017

Neil Gaiman

13:33
Con cos'altro avrei potuto ricominciare?

DISCLAIMER: POST INFINITO

Un giorno ero in auto con Riccardo. Sfoglia alcune foto sul cellulare, ne passa una, simile a questa, se non proprio lei:

(è ancora la mia immagine preferita di Morfeo)
Mi colpisce molto, chiedo chi sia. Mi viene raccontato di Morfeo, del fumetto di cui è protagonista, mi viene consigliato, sempre per quel principio che vuole che Riccardo sappia esattamente cosa mi piacerebbe. Me lo procuro, quindi. Finisce così. Oggi leggo molti più fumetti di un tempo, ma niente, niente, si avvicina a Sandman.
Capisco durante la lettura di avere incontrato uno di quei cervelli che mi parla. Ognuno di noi incontra in certi artisti quelli che parlano direttamente al nostro cuore, che sembrano avere un linguaggio fatto su misura per le nostre necessità. Chissà perché, forse per affinità di sensibilità, per temi comuni, per passioni condivise. Per me queste persone sono due: Neil Gaiman, chiaramente, e Guillermo Del Toro, come vi dicevo qui.
Inizia quindi un percorso monotematico, che si prende un ramo del mio tempo e mi porta a non voler far altro che scoprire ogni cosa possibile sul signore in questione.
Se decidete di entrare in questo singolare mondo, e portarvici è quello che spero di fare con questo post, preparatevi a vedere il vostro, di mondo, cambiare. Lo vedrete riempirsi di tenerezza, e colore, e magia. E di arte, in tutte le sue forme.
Non voglio, quindi, solo parlarvi di come io vedo e amo Gaiman, ma voglio accompagnarvi attraverso una carrellata di cose che ha detto o scritto, per cercare di farvelo amare anche solo la metà di quanto lo ami io. Fare una selezione è stato difficilissimo, perchè NG è l'uomo più prolifico del mondo. King scrive tanto, ma ho l'impressione che Gaiman lo batta. Non solo libri per adulti e ragazzi, fumetti, raccolte di racconti, saggi e sceneggiature. No, lui scrive anche per i libri degli altri: compri un libro fotografico? Introduzione di Neil Gaiman. Libro su Guillermo Del Toro? Brano di Neil Gaiman. Libri sulla scrittura creativa? Indovinate saggio breve di chi.
Pensate di potergli sfuggire, ma non è così.
È Ovunque.

Capite? Non lo fermerete mai. (dal suo Tumblr)

Intanto, le presentazioni.
Neil Gaiman è lui:


Ora, io ho scelto una foto che gli rende particolare giustizia, ma sappiate che ha anche i capelli del creativo folle e incontrollato, scappato dritto dritto da Montmatre. Me lo immagino sempre così, circondato di fogli volanti pieni di annotazioni e con le penne infilate dietro le orecchie, che poi è il modo in cui immagino tutti gli artisti.

La caratteristica principale di NG è quella di conoscere molto bene le regole. Le studia, le approfondisce, le fa proprie. Poi le prende, le appallottola e le lancia lontano. Le ribalta, creandone di nuove, imponendosi di non avere confini, di non farsi vincolare in concetti che non servono a niente se non a ribadire se stessi. Non esistono etichette, generi, target prefissati.
Un esempio?
Neverwhere si apre con un prologo, come un impressionante numero di libri. Ma dove sta scritto che deve essere solo così? NG di prologhi ne fa due.


Per qualche motivo la cosa mi ha fatto ridere fino alle lacrime.
Sempre Neverwhere è fonte di un'altra riflessione. C'è una scena, che adoro, in cui il protagonista deve essere accompagnato ad una destinazione. Si arriva quindi alla metropolitana, convenzionalmente mezzo che ti conduce alla destinazione. Per NG no. La metro è la destinazione. E se sembra una cosa di poco conto, per me è invece la capacità di vedere al di là delle cose, di saltare l'ostacolo delle cose che abbiamo sempre saputo per crearne di nuove.
Cosa sono le stelle? Corpi celesti? E chi dice che non siano ragazze scontrosette invece, come in quel candore di libro che è Stardust? Voi direte: beh? è solo uno scrittore di fantasy! Che c'è di speciale?
C'è che non è vero, che non possiamo vincolare una creatività così ad un genere. Lui riscrive il mondo, gli dà una luce nuova. Apre la mente come solo gli Artisti sanno fare.

Non è un caso che i due grandi amori artistici della mia vita siano proprio Guillermo Del Toro e Neil Gaiman, perché i due hanno una gran cosa in comune. Insieme a loro mi viene da pensare anche a Miyazaki, per esempio. Parlo della capacità che hanno in quanto creatori di fantastico di rendere migliore il mondo reale. La magia del creare qualcosa che non esiste sta nell'essere in grado di renderla non solo un'evasione dal quotidiano ma anche un'ispirazione, una motivazione, un esempio, che non serva solo a gestire la vita reale ma anche, e soprattutto, a renderla migliore. Questa è una cosa che ha detto la signora JK Rowling, che di fantastico un paio di cosine le sa. L'intervistatrice, o chi per essa, parla delle lettere di Hogwarts, e dice che tutti ci siamo illusi di riceverla. Forse era uno scambio su Twitter. Veniva sottolineato proprio il fatto che tutti l'avessimo effettivamente ricevuta, ma solo nella fantasia. Rowling ha dato una risposta splendida:
«Certo che è stato solo nella fantasia, ma questo non significa che non sia vero.»
Se nel caso di Harry Potter il fenomeno è di ben altra scala, con NG questo fenomeno si verifica in ogni romanzo. Io sono stata a vivere in un cimitero con quel personaggio indimenticabile di Nobody Owens, sono stata oltre Wall e nella Londra sotterranea. Sono stata nel mondo dei sogni e all'inferno. La salita e la discesa tra i mondi in cui questo uomo bambino mi ha condotto sono state talmente dolci da non avermi mai fatto sbattere le chiappe per terra. Il suo modo di prenderti per mano è accompagnato da parole di una tenerezza che non ho incontrato in altri. A volte lo leggo e sorrido, e basta. Perché è in grado, con le stesse parole con cui noi comunichiamo per comprare un etto di prosciutto, di emanare vapori di candore infiniti, come se la sua anima non conoscesse le brutture del mondo.

Per farvi un esempio di quello che intendo, quello che segue è l'inizio di Stardust. Sorridete?
Anche io.

C'era una volta un giovane che desiderava ardentemente soddisfare le proprie brame. E fin qui, per quel che riguarda l'inizio del racconto, non v'è nulla di nuovo (poiché ogni storia, passata o futura, che narri di un giovane potrebbe cominciare alla stessa maniera). Ma strano era il giovane e strani i fatti che lo videro protagonista, tanto che egli stesso non seppe mai come andarono veramente le cose.

Leggendo questo articolo del Guardian, trasposizione di un discorso di Nostro Signore, si capisce quello che lui con i suoi libri cerca di raccontarci: un infinito e spassionato amore verso la letteratura, verso quello che le storie ci regalano quando sono raccontate come meritano.

È facile con persone del calibro di Gaiman confondere il creatore con la persona. Tale stupefacente genuinità non può stare in un'anima sporca. Un esempio anche di questo? Ce l'ho:

risposta diventata virale non a caso
E se non vi bastasse, vi dirò anche questo: la grandezza di un uomo si vede anche dal modo in cui parla degli altri. Neil Gaiman è una fangirl. Lo nasconde bene, vuole fare il duro, ma quando parla di quelli che ama lo fa con un tale affetto e con una stima talmente forte da trasparire da ogni parola. Non vi linkerò ogni video presente sul tubo in cui Neil parla bene di qualcuno, vi lascio il suo ricordo di Terry Pratchett, con cui ha scritto quella delizia di Buona Apocalisse a tutti! 



Ma come? Un post intero sul suo autore e neanche un accenno ad American Gods, uno dei romanzi migliori scritti negli ultimi decenni?
No. Il primo maggio esce la serie e io sono in ritiro spirituale.
L'avete visto il trailer? Parliamone, abbracciamoci, rileggiamolo, amiamoci. Facciamo un gruppo di lettura? Uno di sostegno?
Piangiamo.

Per concludere, vi lascio a Lui. Le sue parole, in un quarto d'ora, annulleranno ogni mia virgola scritta qui, o forse ne daranno solo conferma, in quel modo speciale e nasale che ha Lui di dire le cose.



martedì 2 agosto 2016

Non solo cinema: Sandman

14:57
Io sono una persona invidiosa, scendiamoci a patti.
Non invidio le stragnocche, nè quelli ricchi sfondati, nè quelli che guadagnano per fare poco o niente. Cioè, un po' sì, ma non COSì tanto.
I veri oggetti della mia invidia più tremenda, quella che mi fa tremare le labbra dal risentimento sono i bei cervelli. No, non i sapientoni con una conoscenza sconfinata, quella la possiamo (più o meno) raggiungere tutti. Io invidio i cervelli in fermento, quelli viaggiatori, quelli che, insoddisfatti del mondo reale, se ne creano altri mille dal nulla, tutti nuovi. Ancora di più invidio quelli che il mondo reale lo sfruttano, spolpandolo fino al midollo, ispirandosene per creare universi incredibili.
Uno di questi fortunati signori, portatori di menti straordinarie, è Neil Gaiman.


Incontro Sandman grazie a Riccardo, ovviamente. Me lo consiglia perché sa (e chi meglio di lui) che lo adorerei. Quindi, me lo procuro.
Primo ostacolo: disegni dall'aspetto vecchiotto, tavole a volte confuse e una necessità di attenzione che non pensavo un fumetto richiedesse. Mollo la presa.
Ma ricomincio, tempo dopo. Decido che posso dare un po' di più a qualcosa, se Riccardo mi dice che ne vale la pena. Oltretutto lo dice anche l'unica Youtuber al mondo per cui provo sincera ammirazione (lei), non posso resistere oltre. Perché, ma questo lo scopro dopo, Sandman vuole tutto. O si è disposti a dargli la massima attenzione, come se niente altro al mondo esistesse, o lui si trasforma in un caotico insieme di disegni molto scuri. Dategli la vostra concentrazione, e lui si scioglierà tra le vostre mani, come una miciona che fa le fusa.

Ma sto Sandman chi è?
È Morfeo, il signore del sogno. Uno sciocco romantico che si autocommiserava, ma con una certa dose di fascino personale, come l'ha definito uno dei suoi fratelli (il mio preferito, tra i suoi fratelli).
E com'è?
È bellissimo.
Alto, magro, con abiti scuri, mantelli, sempre blu o neri, i capelli spettinati, l'aria trasognata e misteriosa di un poeta francese, circondato di donne ma sempre scostante, affascinante ma inquietante. Lo amo appassionatamente. Poi, sì, è una lagna, e non esiste per lui definizione migliore di quella che gli riserva suo fratello. Sta spesso solo, a rimuginare sui (parecchi) mali della sua vita, a fissare il vuoto del suo sconfinato regno ripensando alle donne che ha perso. Mi fa impazzire, un eterno emo ma dai poteri sconfinati.


Se il potere dell'opera di Gaiman fosse da ricercarsi solo nel suo protagonista, però, temo che 25 anni dopo non saremmo ancora qui a parlarne con così tanto amore. Il punto di Sandman è che intorno a Sogno sta un universo intero. Uno splendido, poetico (questa parola tornerà spesso, nel post, temo), colorato, bizzarro universo, fatto di epoche storiche diverse, personaggi noti, corvi che parlano, teste di zucca, cieli scurissimi, demoni e angeli (un indimenticabile Lucifero), storie e avventure.
Più importanti del resto, però, ci sono gli altri Eterni. Morfeo ha sei fratelli: Delirio (la mia sorella preferita, torno a parlarvi di lei dopo), Morte, Disperazione, Desiderio, Destino e il fratello perduto, Distruzione. Ognuno di loro è così incredibilmente perfetto nella resa da far commuovere. Funzionano in modo sbalorditivo, con i loro colori, i loro vestiti, le loro parole. Qualunque mente abbia creato queste figure non può essere una mente comune.
Cercare di spiegare alle persone i motivi per cui Sandman dovrebbe davvero entrare nella loro vita è difficilissimo. È come cercare di dar voce ai motivi di un sentimento.
'Perché ti sei innamorata proprio di quello lì?'
'Mah, non lo so, è bello, è buono, è intelligente...'
Potrebbero pure essere tutte motivazioni verissime, ma il sentimento è molto di più, e si fa forza proprio della sua irrazionalità. Non posso spiegarti perché amo, amo e basta.

E se amare vuol dire anche lasciar andare le proprie difese ed arrendersi all'evidenza, Sandman fa lo stesso. Il mio occhio non è abituato a disegni così datati, io arrivo da una storia di letture di fumetti molto più basici nella rappresentazione. Qua, se si accetta di uscire dalla propria comfort zone ci si ritrova con doppie pagine blu scuro, come la spettacolare immagine di una gigantesco Destino che cammina nel cielo, affascinantissimo con il suo libro e il suo cappuccio. Sono certa che se avete letto il fumetto avete ben presente di che pagina sto parlando.
Se si accetta di entrare in qualcosa di molto più complesso del convenzionale fumetto d'intrattenimento, l'esperienza è irripetibile. Bisogna dimenticarsi di come si fa a leggere per 'perdere tempo', perché qua l'arricchimento che se ne ricava è straordinario. Se questo impegno può spaventare, e lo capisco, ne vale assolutamente la pena.
Quello che vi deve spaventare più di tutto, però, sono i vostri sentimenti. Arriverete alla fine dei volumi con un coinvolgimento emotivo importante, e la fine sarà devastante. Io ne sono reduce giusto da qualche minuto, e non sto bene. Da un lato vorrei non averlo mai letto, per poterlo ricominciare ora con il cuore intatto e il cervello neutro, dall'altro avendone coscienza non vorrei mai più sottopormi ad uno sballottolamento emotivo così forte.
Quando si possiede una mente così vasta e vagabonda, come quella di Gaiman, non si riescono più a comprendere i confini tra i generi. Hai un'idea, la sviluppi, e finisci per travalicare qualsiasi etichetta. Sandman è fumetto, pittura, romanzo, racconto, scultura, cinema, poesia, arte. È un modo nuovo di vedere il mondo, le cose, le storie. Ed è un modo che influenza tutto il resto, coinvolge il modo di approcciarsi a ciò che ci circonda, stimola il cervello a creare, invita a lasciare libera la mente, ché il mondo del Sogno è libero e vagabondo.


Devo chiudere il file del fumetto, sul pc, e non mi va.
Chiuderlo vuol dire rientrare nel mondo reale, e niente sarà più all'altezza.

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